Mese: Luglio 2018

Aumentano le imprese sociali in difficoltà. Isnet: serve innovare

 

L’impresa sociale è un modello che in Italia ha prodotto tanti risultati positivi in questo trentennio. E ha confermato di possedere “una capacità di risposta e aderenza alle comunità e ai loro bisogni, di assoluta attualità”, afferma Laura Bongiovanni, presidente di Associazione Isnet e responsabile dell’Osservatorio Isnet sull’Impresa sociale.

Ma dopo un periodo di 5 anni in cui il numero delle cooperative sociali in difficoltà è diminuito costantemente, passando dal 39,3% al 15%, nell’ultimo anno si è registrata un’inversione di tendenza. Le cooperative sociali in difficoltà sono aumentate del 4,5% (19,5%), e quelle con un andamento in crescita sono passate dal 42% al 40%.

Incertezza economica: l’importanza di avviare investimenti in innovazione

È quanto emerge dai dati dell’Osservatorio Isnet sull’Impresa sociale, che mostra come diminuiscano dell’8% anche le imprese sociali che prevedono incrementi del personale (31% del campione a fronte del 39% del 2017).  A conferma del valore sociale di queste imprese ad alta intensità relazionale, è significativo evidenziare che tra quelle con andamento economico stabile permane un atteggiamento fiducioso: il 78,2% delle organizzazioni prevede che l’organico resterà invariato, riporta Adnkronos. L’incertezza economica però va di pari passo con la consapevolezza dell’importanza di avviare investimenti in innovazione. Crescono, si legge nell’indagine, tutti gli indicatori legati a questo ambito (+13,7% le imprese che hanno sviluppato nuovi prodotti e servizi, +8,3% quelle che hanno identificato nuove aree geografiche in cui operare)

Gli ostacoli al processo di cambiamento

Contemporaneamente, il 94% del panel dichiara che gli obiettivi di innovazione non sono stati completamente raggiunti. E i principali ostacoli riguardano una scarsa risposta del mercato e la presenza di resistenze interne al cambiamento. Un trend che rivela un certo dinamismo dell’impresa sociale che, tuttavia, non sempre si accompagna a una piena capacità di cogliere le opportunità.

Su questo aspetto l’Osservatorio Isnet ha realizzato, in partnership con Banca Etica, l’approfondimento Strumenti per lo sviluppo delle imprese sociali con un focus su impresa sociale 4.0.

Diversificare sul versante profit, fare rete, innovare

I dati evidenziano l’importanza di accompagnare le imprese sociali su questi temi. Dei 10 aspetti considerati (robotica avanzata, nuovi materiali, sensoristica, intelligenza artificiale, stampa 3D, blockchain e moneta virtuale, veicoli che si guidano da soli, genetica e bioprinting, sharing economy, digitalizzazione dei processi), sono complessivamente ben il 37% gli intervistati con scarsa consapevolezza.

“L’esigenza di cambiamento per l’impresa sociale suona oggi come una sorta di ‘mantra’: da più parti si invoca la necessità di diversificare sul versante profit, fare rete, innovare, cogliere le opportunità della rivoluzione 4.0 – sottolinea Bongiovanni – ma per cambiare non ci sono ricette precofenzionate e tantomeno, calate dall’alto”.

Osservatorio Consulenti Lavoro, siamo tornati ai livelli pre crisi? Si, però…

Ogni tanto c’è anche qualche buona notizia per l’economia italiana, per fortuna. A portare una ventata di ottimismo ci ha pensato l’Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro, che ha indicato dati positivi in merito all’occupazione. I dati del rapporto indicano che, a 10 anni dalla crisi economica e finanziaria che ha colpito il nostro Paese, il numero degli occupati è tornato ai livelli pre-crisi: circa 23 milioni di unità nel 2017 così come nel 2008.

La crisi ha colpito soprattutto i giovani

L’Osservatorio evidenzia però come la crisi abbia colpito soprattutto le giovani generazioni di lavoratori: i lavoratori under 45 sono diminuiti di 2,9 milioni a fronte di un aumento degli occupati con più di 44 anni di 2,8 milioni. La diminuzione più consistente interessa i lavoratori tra i 25 e i 34 anni (-1,4 milioni), mentre crescono di oltre 1,8 milioni gli occupati over 54.

I dati dell’indagine

L’indagine, intitolata ‘I 23 milioni di occupati prima e dopo la crisi, le modifiche della struttura occupazionale in Italia’ è stata presentata dall’Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro in occasione del Festival del Lavoro 2018. E, in riferimento all’età degli occupati, spiega che l’aumento degli occupati adulti è dovuto principalmente dal blocco del turn-over nella pubblica amministrazione e dal graduale e continuo aumento dell’età pensionabile dovuto alle ultime riforme sulla previdenza.

Le trasformazioni del mondo del lavoro

L’Osservatorio, sottolinea un approfondimento di AdnKronos, afferma che “il mondo del lavoro nel periodo 2008-2017 ha subìto profonde trasformazioni, che hanno interessato il contratto e l’orario di lavoro e generato una perdita di circa 67 mila posizioni lavorative. Sebbene i lavoratori a tempo indeterminato siano rimasti stabili (+0,2%), sono i lavoratori a tempo determinato a far registrare un aumento di 438mila unità (+19,2%), passando dai 2,2 del 2008 ai 2,7 milioni del 2017; mentre i lavoratori automi perdono circa 535 mila unità (-9,1%)”.

La crescita del part-time

L’Osservatorio statistico dei consulenti del lavoro fa poi un focus sull’aumento dei contratti di lavoro part-time. I dipendenti con orario ridotto sono, infatti, passati dai 2,5 milioni del 2008 ai 3,5 milioni del 2017, con un incremento dell’81% tra quelli con età compresa tra i 45 e i 64 anni. A incidere su questo incremento gli interventi legislativi degli ultimi anni, che hanno incentivato il ricorso al contratto a tempo parziale e alle forme di lavoro flessibili sia per favorire una migliore conciliazione dei tempi di vita e di lavoro del lavoratore sia per accrescere la produttività e ridurre i costi delle aziende in crisi. L’incremento del part-time involontario è ancora maggiore: dal 41% del 2008 al 63% del 2017. I cosiddetti ‘sottoccupati involontari’ sono l’effetto dei cambiamenti degli ultimi anni: ovvero ci sono persone che non vorrebbero lavorare part-time ma, pur di avere un’occupazione, devono accettare anche questa formula.