Mese: Maggio 2019

Riscaldamento terrestre e vita degli Oceani, impatto devastante dopo il 2010

Le variazioni della temperatura hanno effetti importanti sulla vita marina. Nel corso dell’ultimo decennio il riscaldamento terrestre ha causato mutamenti biologici su scala oceanica senza precedenti. Uno studio internazionale pubblicato su Nature Climate Change, guidato dal Cnrs (Francia) e al quale partecipa il Cnr-Ismar, prevede che l’aumento del calore oceanico porterà a ulteriori e sostanziali cambiamenti biologici nel mare. In particolare la ricerca identifica alterazioni inusuali nella vita marina dopo il 2010 nel Pacifico, nell’Oceano Atlantico e nell’oceano Artico.

“Cambiamenti biologici in regioni sempre più diffuse”

Secondo Alessandra Conversi, dell’Istituto di scienze marine del Consiglio nazionale delle ricerche (Cnr-Ismar), “questi risultati suggeriscono l’inizio di una nuova era climatica caratterizzata da forti cambiamenti biologici in regioni sempre più diffuse”. Può infatti accadere che in un periodo di tempo dell’ordine di un anno si modifichi l’intera rete trofica di un ecosistema, con impatti anche devastanti sui servizi ecosistemici e sulle collettività che ne usufruiscono.

Questi fenomeni, detti phase, regime o abrupt shifts (cambi/salti di sistema), sono stati identificati in molti bacini marini, per esempio nel Mare del Nord e in Adriatico già alla fine degli anni ’80.

Un modello numerico globale basato sulla teoria Metal

Per capire e predire i cambiamenti nella biodiversità marina il team scientifico ha progettato un modello numerico globale basato sulla teoria Metal (Macro-Ecological Theory on the Arrangement of Life) sviluppata da Gregory Beaugrand. Per verificare l’efficacia delle predizioni, riporta Adnkronos, il modello è stato inizialmente testato su quattordici regioni oceaniche per le quali esistevano osservazioni dagli anni ’60 dovute a programmi di monitoraggio.

Il modello è stato poi applicato su scala globale nel periodo 1960-2015. “Applicando il modello siamo riusciti a quantificare la forza e l’estensione spaziale dei regime shifts a scala globale: Metal ha infatti identificato tra il 2010 e il 2015 un cambiamento senza precedenti e massiccio nelle popolazioni oceaniche, che può essere attribuito a El Nino, alle anomalie di temperatura in Atlantico e nel Pacifico e al riscaldamento dell’Artico”, prosegue la ricercatrice.

Fornire segnali di allarme precoce sui cambi di regime negli ecosistemi marini

I programmi di monitoraggio delle popolazioni marine coprono solo una piccola area dell’oceano, solitamente vicino alla costa. Questo nuovo modello offre invece una copertura globale, e può essere usato in congiunzione con i sistemi di monitoraggio esistenti, consentendo quindi la predizione dei principali cambiamenti biologici su scale più ampie in termini di spazio tempo di quanto sia possibile fare con i soli dati osservati. “Può inoltre fornire segnali di allarme precoce (early warnings) sui cambi di regime negli ecosistemi marini – aggiunge Conversi – e allertare sulle possibili conseguenze sui servizi ecosistemici associati, come la pesca, l’acquacoltura, il turismo”.