Mese: Luglio 2019

Case europee sempre più smart. Google sfida Amazon per il controllo vocale

Il mercato europeo della casa smart è aumentato del 23% nel corso del 2018, e nel primo trimestre di quest’anno si conferma in salute, con una crescita del 23,9% e una quota di 21,3 milioni di dispositivi commercializzati.

La tecnologia è entrata in tutte le case, anzi, in tutte le stanze, rendendo hi-tech ciò che fino a ieri non lo era, come il lampadario o le tapparelle. Gli altoparlanti rispondono alle domande, le luci si regolano con un comando vocale, i citofoni mostrano chi sta suonando alla porta direttamente sullo schermo dello smartphone. Una tendenza partita dagli Usa e dalla Cina che ora decolla anche nel Vecchio Continente.

Il settore chiuderà il 2019 con 107 milioni di dispositivi consegnati

A fornire le cifre della svolta digitale tra le mura domestiche sono gli analisti di Idc, secondo i quali l’incremento riguarda tutte le categorie di prodotto, dai televisori ai termostati, dalle lampadine agli altoparlanti. E sempre secondo Idc il trend è destinato a consolidarsi. Il settore della smart home chiuderà infatti il 2019 con 107 milioni di dispositivi consegnati, che saliranno a 183 milioni nel 2023. Nel corso di quell’anno gli europei faranno entrare in casa 43 milioni di smart speaker, 76 milioni di tv connesse e 28 milioni di luci da accendere e spegnere senza sfiorare l’interruttore.

Il segmento degli smart speaker è quello in cui si gioca la sfida tra piattaforme rivali

Il segmento degli smart speaker è il più esiguo in termini di volumi, ma è quello in cui si gioca la sfida tra piattaforme rivali, perché è dagli altoparlanti che si controllano, attraverso la voce, gli altri elementi connessi della casa, come il condizionatore o il robot aspirapolvere. Stando ai dati Idc, in Europa da gennaio a marzo sono stati consegnati 3,35 milioni di smart speaker, con un incremento annuo del 58%.

Google sorpassa Amazon 

Quanto agli smart speaker i dispositivi Google Home hanno rappresentato il 45,1% del totale, contro il 41,8% degli Echo di Amazon. L’assistente virtuale di Google è quindi balzato in testa, anche se per gli esperti sarà la voce di Alexa, l’assistente di Amazon, a guidare il mercato nel corso del 2019. Speaker a parte, a dominare nella casa connessa è l’intrattenimento che orbita intorno al piccolo schermo. I televisori smart, riporta Ansa, insieme agli adattatori che portano internet sulle vecchie tv, registrano consegne in aumento dell’11%, a quota 12,7 milioni di unità. C’è poi la categoria che comprende luci, termostati, e i dispositivi per controllare e rendere più sicura l’abitazione, che nel complesso cresce del 20,8%.

Quanto costa il salario minimo? Le stime dell’Inapp sui costi per le imprese

Alle imprese italiane il salario minimo costerebbe 6,7 miliardi di euro. In tutto, il salario minimo legale a 9 euro lordi all’ora coinvolgerebbe infatti il 21,2% dei lavoratori dipendenti, di cui quelli del settore privato non agricolo, esclusi i lavoratori domestici, sarebbero circa 2,6 milioni. Di questi, circa 1,9 milioni, sarebbero lavoratori a tempo pieno, il 18,4% del totale dei dipendenti a tempo pieno, per un costo di 5,2 miliardi, e circa 680.000 lavoratori a tempo parziale (il 29% del totale dei dipendenti part-time), per un costo di 1,5 miliardi. Che sommati raggiungono la cifra di 6,7 miliardi di euro.

Coinvolte soprattutto le micro imprese e le piccole imprese

Si tratta delle stime sul salario minimo fornite da Paola Nicastro, direttore generale dell’Inapp, l’Istituto Nazionale per l’Analisi delle Politiche Pubbliche, nel corso dell’audizione alla Camera dei deputati, alla quale ha partecipato anche Roberto Quaranta (Inapp e Fondazione Collegio Carlo Alberto). Secondo le stime il provvedimento riguarderebbe in modo particolare le imprese molto piccole (fino a 10 dipendenti), e piccole (fino a 50 dipendenti), in particolare nel Mezzogiorno. Limitandosi ai lavoratori a tempo pieno beneficerebbero del salario minimo il 34,1% dei dipendenti delle imprese molto piccole e il 20,3% di quelli delle imprese piccole, così come il 27% dei dipendenti nel Mezzogiorno e isole.

Simulazioni con valori inferiori a 9 euro l’ora lordi

L’incidenza del salario minimo tra i lavoratori stranieri a tempo pieno sarebbe del 32,4%, contro un 16,1% dei lavoratori italiani. Tra le dipendenti donna a tempo pieno, l’introduzione del salario minimo riguarderebbe il 23,3%, a fronte del 16,5% dei dipendenti uomini.

Nella sua audizione, l’Inapp ha fornito anche i risultati di alcune simulazioni con valori inferiori del salario minimo. Ad esempio, l’introduzione di un salario minimo legale a 8,5 euro all’ora riguarderebbe 1,9 milioni di lavoratori, cioè il 15,8% dei dipendenti del settore privato non agricolo (esclusi i lavoratori domestici), con un costo per il sistema delle imprese di 4,4 miliardi.

I costi potrebbero essere attutiti con l’introduzione di un credito di imposta

Si tratta di numeri che si ridurrebbero a 1,2 milioni di lavoratori, pari al 10,4%, con un costo di 2,7 miliardi di euro se il salario minimo legale fosse fissato a 8 euro lordi all’ora. Durante una fase transitoria i costi per le imprese, potrebbero però essere attutiti con l’introduzione di un credito di imposta, riferisce Adnkronos, calibrato sui soli dipendenti beneficiari di questa forma minima di retribuzione.