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Cinquecentomila abbandonano la scuola, ma “solo” 55.500 i cervelli in fuga

In Italia nel 2022 i giovani che hanno abbandonato la scuola prematuramente sono stati 465.000, l’11,5% della popolazione tra 18-24 anni, mentre i cosiddetti “cervelli in fuga” dal nostro Paese per trasferirsi all’estero sono stati 55.500. 
Di fatto, i primi sono 8 volte in più dei secondi, ma mentre la dispersione scolastica non è ancora avvertita come una piaga educativa dal costo sociale spaventoso, la fuga all’estero di tanti giovani lo è.

Se a queste specificità che caratterizzano il mondo giovanile si aggiungono la crisi demografica e la rivoluzione digitale, tutto ciò avrà inevitabili ricadute anche per le imprese.
Con sempre meno giovani, di cui molti con un livello di istruzione insufficiente, per tante Pmi trovare personale preparato sarà una missione impossibile. Lo sostiene l’Ufficio studi della CGIA. 

Abbiamo pochi diplomati e laureati 

L’Italia, rispetto ai principali Paesi dell’Unione, nel campo dell’istruzione/formazione scolastica presenta due problemi. Il primo è dovuto a un basso numero di diplomati e laureati, soprattutto in materie scientifiche.
L’interesse per l’AI varia tra i settori. Il secondo, riguarda un’elevata povertà educativa che secondo gli esperti, va di pari passo con la povertà economica.

Le cause che determinano la “fuga” dai banchi di scuola sono principalmente culturali, sociali ed economiche. 
I ragazzi che provengono da ambienti socialmente svantaggiati e famiglie con basso livello di istruzione hanno maggiori probabilità di abbandonare la scuola prima di aver completato il percorso di studi che li porta a conseguire almeno il diploma di maturità. 

Più risorse a sostegno degli istituti professionali 

Va altresì segnalato che talvolta, l’abbandono scolastico può essere causato da una insoddisfazione per l’offerta formativa disponibile.
In questo, senso si sottolinea il lavoro inclusivo svolto dagli istituti di Istruzione e Formazione Professionale (IeFP), realtà diventate nel tempo un punto di riferimento per gli allievi di nazionalità straniera, per quelli con disabilità e per gli studenti reduci da insuccessi scolastici precedenti.

Scuole che spesso operano in aree caratterizzate da un forte degrado urbano e sociale, ma che grazie allo straordinario lavoro antidispersivo svolto, andrebbero sostenute con maggiori risorse. 

La situazione più critica al Sud 

A livello territoriale sono le regioni del Sud che presentano i livelli di abbandono scolastico più elevati. Pertanto, dal confronto tra la dispersione scolastica e la “fuga di cervelli” è la Campania a presentare il gap più elevato (la prima è numericamente 16 più grande della seconda). Seguono Puglia e Sicilia (14), e Toscana e Sardegna (8). 

Sebbene la fuga dai banchi di scuola sia in calo in tutta Europa, tra i 20 Paesi dell’Eurozona nel 2022 l’Italia era al terzo posto per abbandono scolastico dei giovani tra 18 e 24 anni (11,5%). Solo la Spagna (13,9%) e la Germania (12,2%) presentavano un risultato peggiore del nostro (media dell’area Euro 9,7%).

Beni di consumo: 187 miliardi di fatturato, +5,2% nel 2023

È quanto emerge dal nuovo Barometro dei Consumi di NIQ: nel 2023 la spesa degli italiani per i beni di largo consumo e i beni tecnologici e durevoli è aumentata del 5,2% rispetto al 2022, per un fatturato complessivo di 187 miliardi di euro.

L’aumento è stato determinato in particolare dalla crescita del prezzo dei prodotti alimentari e per la cura della persona, mentre le famiglie sono rimaste più caute nelle spese di alcuni prodotti T&D (beni di consumo tecnologici, elettrodomestici, fai da te).
Il Barometro dei Consumi combina i dati di NIQ e GfK, e offre una panoramica completa della spesa nel settore FMCG (prodotti alimentari, deperibili, cura della casa e della persona) e nel settore T&D.

La crescita si deve all’aumento a doppia cifra dei prezzi

Nel 2023, nel settore del largo consumo, si è registrata una crescita del fatturato senza precedenti che ha superato i 134 miliardi di euro, +7,9% rispetto al 2022, alimentato principalmente dall’aumento a doppia cifra dei prezzi.

Nonostante l’inflazione abbia eroso il potere d’acquisto dei consumatori, i beni di prima necessità hanno mantenuto un livello stabile di vendite a volume, con una modesta flessione del -1,7% (nel perimetro dei prodotti confezionati). Secondo il Barometro dei Consumi, le categorie che hanno mostrato le performance migliori sono state il settore alimentare, con un aumento dell’8,9% e un giro d’affari di 82 miliardi di euro nel 2023, e il fresco, +8,2%.
Anche i prodotti per la cura della casa e della persona hanno registrato una solida crescita, pari a +7,0%.

L’effetto inflazione sulle vendite

Analizzando i dati trimestrali, emerge come l’effetto dell’inflazione, con un valore medio dell’11,3% nel 2023, sia stato più pronunciato nei primi sei mesi dell’anno.

Ciò ha contribuito a spingere le vendite, in crescita rispettivamente del 9,2% nel primo trimestre e del 9,8% nei mesi di aprile, maggio e giugno. Successivamente, l’inflazione si è stabilizzata, con una crescita delle vendite più moderata (+7,8%) nel terzo trimestre.
Nei mesi di ottobre, novembre e dicembre, l’effetto dell’inflazione si è attenuato ulteriormente, toccando il punto più basso di crescita a valore, pari al 5,1%.

T&D: un anno di alti e bassi

Il mercato dei beni tecnologici e durevoli (T&D) in Italia nel 2023 ha attraversato un anno di alti e bassi e una lieve decrescita rispetto al 2022, registrando un fatturato di 53 miliardi di euro.
Il settore dell’Home Improvement, che comprende prodotti per il miglioramento della casa e l’arredamento, ha iniziato il 2023 con una crescita solida (+5,3%), ma ha chiuso l’anno con una flessione del -0,2%.

Il settore Technical Consumer Goods (TCG), che include elettronica di consumo, telefonia, IT, prodotti per l’ufficio, fotografia e altri beni tecnologici, ha sofferto un calo significativo nel 2023, pari a -5,4%.
Tuttavia, alcune sottocategorie, come gli elettrodomestici, hanno registrato una crescita positiva nel 2023, e il settore ha chiuso l’anno a 6 miliardi di euro (+3,2%).

Rischi globali: come prevederli e affrontarli? 

Tensioni geopolitiche, crisi climatiche e incertezze economiche contribuiscono a un panorama globale instabile, caratterizzato da narrativa polarizzante e crescente insicurezza. E mentre le società si adattano a queste sfide, la capacità di cooperare a livello globale è messa alla prova.
In un mondo caratterizzato da crescente complessità, incertezza e frammentazione, la previsione e la gestione del rischio globale diventano sempre più cruciali per i leader aziendali e i policy maker.

Da quasi due decenni, il Global Risks Report del World Economic Forum (WEF) svolge un ruolo chiave nel processo decisionale strategico. Realizzato in collaborazione con Marsh McLennan e Zurich Insurance Group, il Report 2024 esplora le sfide più pressanti che il mondo dovrà affrontare nei prossimi anni, con particolare attenzione ai cambiamenti tecnologici, l’incertezza economica, i problemi legati a clima e conflitti.

Servono maggiore consenso e cooperazione

Il rapporto mette in luce la necessità di un maggiore consenso e cooperazione per affrontare efficacemente i rischi globali, identificando la possibilità di uno ‘sforzo minimo vitale’ per affrontare questi problemi in base alla loro natura.

Le intuizioni del rapporto sono supportate da dati originali sulla percezione del rischio globale, raccolti attraverso il Global Risks Perception Survey, che coinvolge leader globali provenienti da diverse aree, tra cui accademici, imprese, governi e società civile.
Guardando al futuro, il rapporto evidenzia la necessità di un dialogo aperto e costruttivo tra i leader del governo, delle imprese e della società civile per affrontare i rischi globali e sviluppare opportunità e soluzioni a lungo termine.

Il deterioramento delle prospettive globali nel 2023

Dalla persistenza dei conflitti letali in varie regioni del mondo alle condizioni meteorologiche estreme legate ai cambiamenti climatici, il 2023 è stato caratterizzato da una serie di sfide.
Il malcontento sociale è cresciuto in molti paesi, con proteste violente e rivolte che hanno dominato i cicli di notizie. Sebbene le conseguenze destabilizzanti a livello globale siano state in gran parte evitate, le prospettive a lungo termine suggeriscono la possibilità di ulteriori shock globali.

Il rapporto delinea quattro forze strutturali che modelleranno la gestione dei rischi globali nel prossimo decennio: i cambiamenti climatici, la biforcazione demografica, l’accelerazione tecnologica e gli spostamenti geostrategici. Queste transizioni saranno caratterizzate da incertezza e volatilità, mettendo alla prova la capacità delle società di adattarsi e rispondere efficacemente ai rischi globali.

Il ruolo del Global Risks Consortium

A sostenere l’iniziativa del World Economic Forum nella gestione dei rischi globali ci penserà il neo nato Global Risks Consortium.
Il nuovo consorzio si concentrerà sull’elaborazione di azioni proattive per affrontare i rischi globali, migliorando la comprensione e la diffusione della previsione del rischio e promuovendo l’azione concreta attraverso il dialogo nazionale e di settore.

L’obiettivo principale di questa iniziativa, riporta Adnkronos, è assicurare che i leader politici e aziendali di tutto il mondo prendano decisioni cruciali basate sulle migliori informazioni disponibili, con una chiara comprensione dei potenziali futuri e delle relative implicazioni.

Lavori del futuro: “spunta” il Sustainability Specialist 

Quali sono i lavori del futuro, o meglio le professioni emergenti? Lo rivela Linkedin che, in una classifica recentemente pubblicata, ha elencato le 15 figure che saranno più richieste a breve. Tra le professioni che prevedono nuove competenze e attitudini, spicca la quarto posto il ruolo del ‘Sustainability Specialist’, una figura sempre più richiesta e particolarmente significativa per la sostenibilità delle organizzazioni.

Chi è il Sustainability Specialist?

Il ‘Sustainability Specialist’ è una figura particolarmente ricercata nelle grandi città come Milano e Roma. Questi “esperti” sono incaricati di ideare, supervisionare e implementare strategie mirate al raggiungimento degli obiettivi di sostenibilità aziendale. L’Unione europea ha sottolineato l’importanza di tali obiettivi, che coinvolgono interessi pubblici e privati, sociali e umanitari. Spesso questo ruolo è ricoperto da donne.

Le competenze richieste

Le competenze richieste per questa professione sono articolate. Comprendono infatti la rendicontazione di sostenibilità e la capacità di operare in contesti di consulenza per lo sviluppo sostenibile. Settori come la consulenza di servizi aziendali, la produzione di macchinari e la fabbricazione di mezzi di trasporto sono quelli maggiormente rappresentati.

La distribuzione per genere vede il 65% di donne e il 35% di uomini, con un grado di competenza medio richiesto pari a 2,8 anni di esperienza in ruoli analoghi.

Un contesto che cambia in fretta 

La presenza del ‘Sustainability Specialist’ nella top 5 delle professioni emergenti evidenzia come stia cambiando il mondo del lavoro, spinto anche da fattori come l’automazione e l’intelligenza artificiale. Questi professionisti operano in ambiti quali il project management, la consulenza ambientale e l’analisi del business. Tuttavia, la possibilità di lavorare da remoto resta limitata e si attesta intorno al 5%.

Le varie opportunità 

LinkedIn sottolinea che la classifica delle professioni in crescita offre insights utili per comprendere le tendenze che delineano il futuro della forza lavoro. In sintesi, dà informazioni preziose a chi desidera cambiare professione, rientrare nel mondo del lavoro o investire in competenze adatte alle sfide future.

La classifica delle professioni in crescita vede al primo posto i Sales Development Representative (addetti allo sviluppo commerciale), seguiti da Ingegneri dell’Intelligenza Artificiale e Analisti SOC (esperti di sicurezza informatica aziendale). Al quarto posto si collocano gli Sustainability Specialist di cui abbiamo scritto sopra e al quinto i Cloud engineer, che si occupano di monitoraggio e mantenimento dell’infrastruttura e dei server.

Inflazione e aumento dei prezzi: italiani ancora preoccupati

Secondo l’Ipsos Global Inflation Monitor l’Italia è il Paese europeo dove cittadini e cittadine lamentano maggiormente difficoltà nella gestione delle proprie finanze.

Secondo l’ultima edizione di ‘What Worries the World’, l’indagine mensile di Ipsos sulle principali preoccupazioni su questioni sociali e politiche in 29 Paesi, anche nel contesto globale la preoccupazione per gli aumenti non sembra diminuire. Per il 20° mese consecutivo, a dicembre 2023, l’inflazione infatti è la prima preoccupazione per il 38% dei cittadini a livello globale, una percentuale in diminuzione di un solo punto rispetto a ottobre 2023.

Un disallineamento tra accadimenti e aspettative

La preoccupazione per l’inflazione in Italia rimane quindi elevata, e se si considera la soddisfazione della propria condizione economica, il Paese si presenta diviso in due.
Considerando che una persona su quattro crede che a una diminuzione del tasso di inflazione corrisponda una diminuzione dei prezzi, risulta evidente come sia difficile giungere a una situazione di allineamento tra accadimenti e aspettative.

Per i consumatori insoddisfatti della propria condizione economica si acuiscono fattori che tendono a diventare strutturali, come un aumento delle spese fisse e una diminuzione delle entrate, sia reale o percepita se parametrata al costo della vita.

Le promozioni continuano a sostenere i consumi

In generale, gli aumenti dei prezzi continuano a incidere molto sui consumi considerati comprimibili.
Le persone non vedono soddisfatta la loro aspettativa di una riduzione della quota di reddito dedicata a spese energetiche e spese fisse (mutui, affitti, ecc.). Ma in questo contesto, il carrello della spesa non modifica la sua composizione in termini di prodotti, bensì diminuisce il suo valore.

Nel corso del tempo la ricerca delle promozioni rimane la scelta per eccellenza per sostenere i propri consumi.
Con l’obiettivo di risparmiare, i consumatori adottano molteplici strategie per le diverse categorie di prodotto. Prima di ridurre o rinunciare del tutto agli acquisti cambiano i luoghi di acquisto favorendo discount e web, e fanno scorta di prodotti in promozione.

Le aziende speculano sugli aumenti dei prezzi?

L’ultima rilevazione dell’Osservatorio Inflazione registra un’ulteriore crescita della convinzione che oggi gli aumenti dei prezzi inizino a essere speculativi soprattutto da parte delle aziende produttrici.
Migliora, invece, la percezione nei confronti della distribuzione. Il carrello tricolore sembra avere avuto un ruolo nel sostenere l’immagine dei retailer.

Al contrario, non gioca a favore della produzione il fenomeno della shrinkflation, la pratica di ridurre il packaging e il contenuto dei prodotti, ma senza una relativa diminuzione di prezzo. Un fenomeno ormai sperimentato da sette persone su dieci, in particolare, sui prodotti abituali.

Fine del mercato tutelato di luce e gas: e ora cosa accadrà?

Si sta avvicinando un importante cambiamento per gli italiani. La fine del mercato tutelato di luce e gas nel nostro Paese è stata fissata al 10 gennaio 2024 per il gas e al 1° aprile 2024 per l’energia elettrica.

A partire da queste date, gli utenti dovranno scegliere un fornitore nel mercato libero, e dovranno dire addio al regime a prezzi regolamentati stabiliti dall’Arera, l’Autorità di Regolazione per Energia Reti e Ambiente.
In ogni caso, la transizione dal mercato tutelato a quello libero non comporterà una interruzione immediata delle forniture a coloro che non effettueranno la scelta in tempo.
Chi non effettuerà in tempo la scelta tra i fornitori nel mercato libero verrà incluso nel servizio a tutele graduali.

Proroga: una questione ancora in sospeso

Secondo Arera, la tutela di prezzo per i clienti domestici non vulnerabili di gas naturale (ovvero, famiglie e condomini) terminerà a gennaio 2024, mentre per quelli di energia elettrica a partire da aprile 2024.

Le microimprese utenti di energia elettrica hanno invece già concluso il passaggio ad aprile 2023.
Una questione ancora in sospeso riguarda la possibilità di una proroga. Nonostante non ci siano ancora conferme ufficiali, diverse voci politiche hanno espresso la volontà di estendere il termine.
Vannia Gava, la viceministra dell’Ambiente, ha infatti dichiarato: “Prevedremo una proroga di qualche mese. Stiamo lavorando in questa direzione”.

“Un approfondimento serio, tecnico, realistico sulle modalità di uscita”

Il ministro dell’Ambiente Gilberto Pichetto Fratin ha aggiunto: “Stiamo lavorando non tanto a un percorso giuridico di proroga, ma a un approfondimento serio, tecnico, realistico sulle modalità di uscita. Il nostro dovere è che la fine del mercato tutelato sia più liscio, informato e semplice possibile – spiega il ministro -. Sto aspettando che gli operatori e Arera mi diano tutti gli elementi di quello che può essere un percorso tecnico di attuazione”.

Sono oltre 10 milioni le utenze domestiche da migrare verso il mercato libero

Ma, continua il ministro Pichetto Fratin, “Non è una proroga giuridica, ma è un ragionamento che stiamo facendo con dei tempi certi, che diano la garanzia di informazione alle famiglie e di rapporto con le banche”.

Dal canto loro, con oltre 10 milioni di utenze domestiche da migrare, le associazioni dei consumatori stanno esercitando pressione per ottenere una proroga.
Tuttavia, fino a nuove comunicazioni, le date da tenere a mente rimangono il 10 gennaio 2024 per il gas e il 1° aprile 2024 per l’elettricità.

Carovita, si “taglia” anche sul consumo di vino

Gli effetti della crisi economica si fanno sentire anche nel settore vinicolo italiano. Nei primi otto mesi di quest’anno, le quantità di vini fermi e frizzanti italiani acquistati nei principali 12 mercati internazionali (quelli che costituiscono oltre il 60% delle importazioni mondiali di vino) hanno subito una contrazione dell’8%. Gli spumanti, che avevano registrato una crescita costante nell’ultimo decennio, hanno visto una diminuzione del 9%.

Queste variazioni seguono una tendenza negativa che coinvolge molti paesi esportatori, incluso il primo mercato di sbocco italiano, gli Stati Uniti, che ha ridotto le importazioni di vino italiano del 13%.

Le esportazioni registrano un calo

Gli Stati Uniti e i mercati internazionali sono stati oggetto di un’analisi approfondita nel contesto del X Forum Wine Monitor, organizzato da Nomisma e arricchito dai contributi di esperti del settore come Federico Zanella, Presidente & CEO di Vias Imports, e Lamberto Frescobaldi, Presidente della Marchesi Frescobaldi.

Negli Stati Uniti, la riduzione della spesa media dei consumatori ha colpito tutti i principali esportatori di vino, tranne la Nuova Zelanda, che ha registrato una crescita delle esportazioni del 20% nei primi otto mesi di quest’anno grazie al suo Sauvignon Blanc.

Meno brindisi anche sul mercato interno

Anche sul mercato interno italiano, la situazione non è rosea. Le vendite di vino al dettaglio hanno registrato una contrazione del 2% a settembre, con una diminuzione più significativa nei supermercati per i vini fermi (-3,8%). Le uniche eccezioni sono gli acquisti di spumante, che sono cresciuti del 2,3%, ma questa crescita nasconde una tendenza alla sostituzione con spumanti generici a scapito di quelli a denominazione, Doc e Docg.

Le previsioni sui consumi futuri degli italiani non sono positive, con il 16% dei consumatori che prevede di ridurre gli acquisti di vino per risparmiare sulla spesa in generale. Questo colpisce soprattutto le piccole imprese vinicole, che spesso affrontano problemi finanziari a causa di pesanti indebitamenti, aggravati dalla stretta sui tassi di interesse. Queste piccole imprese rappresentano l’85% delle aziende vinicole e quasi il 50% degli addetti del settore.

Per i produttori la vera sfida è l’internazionalizzazione

Tuttavia, non è solo una questione di situazione finanziaria. Un’indagine condotta da Wine Monitor ha rivelato che le imprese vinicole italiane ritengono fondamentale pianificare strategie, ottimizzare i processi produttivi e cercare l’internazionalizzazione come risposta alle sfide attuali.
Un punto positivo è la chiusura dei negoziati sul nuovo regolamento europeo riguardante le indicazioni geografiche, Dop e Igp. Questo regolamento garantirà una maggiore protezione per i vini italiani a indicazione geografica sul mercato europeo e metterà fine alle “copie”, proteggendo così le eccellenze enologiche italiane.

Esg: un vantaggio competitivo per imprese e istituzioni

L’integrazione delle tre dimensioni della sostenibilità (ambientale, sociale, economica) entra sempre più nei piani strategici delle imprese e delle istituzioni. La sostenibilità è strettamente connessa a temi concreti, come la competitività delle aziende. L’80% delle aziende quotate ha infatti sviluppato un piano di sostenibilità (+32% vs 2020), mentre l’83% pensa che ci sia un forte vantaggio competitivo nell’integrare i fattori Esg all’interno delle strategie aziendali. Questo vale anche per le istituzioni. Regione Lombardia, ad esempio, con il Programma regionale di sviluppo sostenibile (Prss), integra gli obiettivi di sostenibilità nella sua pianificazione strategica.
È quanto emerge dai dati di EY presentati durante il convegno organizzato da EY e Regione Lombardia dal titolo Sostenibilità ambientale, sociale ed economica: un confronto tra attori pubblici e privati.

Un connubio virtuoso per la sostenibilità ambientale

Uno degli aspetti critici che interessa trasversalmente tutte le dimensioni della sostenibilità, più ancora della necessità di investimenti, è l’execution, ovvero, la creazione delle condizioni ideali per ‘fare le cose’, dalla semplificazione normativa allo sviluppo di competenze adeguate.
In tema di sostenibilità ambientale, poi, una delle chiavi per poter accelerare la transizione green è l’innovazione. Smart city, riqualificazione degli edifici, economia circolare, mobilità sostenibile, sono al centro del dibattito tra istituzioni e imprese, che possono agire in un connubio virtuoso in grado di generare benefici per le realtà produttive stesse, l’ambiente e la collettività.

Formazione ed empowerment per la sostenibilità sociale

Anche in ambito di sostenibilità sociale le aziende possono fare molto. Prima di tutto, investendo sul capitale umano e sui giovani, affrontando la formazione, l’empowerment e la sensibilizzazione sui temi Esg, in modo che ciascuno possa operare scelte più responsabili e sostenibili sul lavoro e nella vita privata. In questo senso, diverse realtà aziendali stanno mettendo in campo attività di corporate social responsability, anche attraverso le fondazioni d’impresa, come nel caso di EY Foundation e Fondazione Teatro alla Scala, che con i loro progetti coinvolgono in prima persona dipendenti e collaboratori.

La sfida della sostenibilità economica

La sostenibilità rappresenta una grande opportunità per attrarre investimenti anche tra le Pmi, che spesso sono più aperte al cambiamento.
“L’Italia esercita una forte attrattiva nei confronti dei fondi di investimento, e attualmente ci sono circa 1.300 aziende partecipate da fondi di private equity e venture capital”, afferma Anna Gervasoni, direttore generale Aifi.
L’impatto della sostenibilità sugli investimenti si delinea quindi come una grande sfida. “Dobbiamo essere rapidi a cogliere le opportunità, per fare in modo che la sostenibilità diventi una grande occasione per crescere – aggiunge Luca Felletti, responsabile finanziamenti agevolati, Intesa Sanpaolo -. In questo processo la finanza deve essere un acceleratore per contribuire a rendere le aziende più competitive”.

Pmi europee: i pagamenti online aumentano del 40% 

Nel primo trimestre 2023 i pagamenti online delle aziende hanno mostrato una crescita su base annua del 40% rispetto al +5% dei pagamenti offline. Ma da parte delle Pmi europee aumenta anche l’utilizzo delle carte virtuali. Secondo il report di Qonto sulle abitudini di spesa di 350.000 Pmi e liberi professionisti in Germania, Spagna, Francia e Italia, dal 2022 il numero medio di pagamenti per azienda è notevolmente aumentato, sia per gli acquisti offline sia online. 
Sono le Pmi francesi a mostrare il più forte aumento nell’adozione dei pagamenti online in Europa, con il 41% della crescita su base annua, seguite a breve distanza dalle Pmi italiane e tedesche (34%).
In Francia i volumi dei pagamenti online stanno crescendo 8 volte più velocemente rispetto a quelli offline, mentre in Spagna rimangono stabili. Di contro, Pmi e liberi professionisti spagnoli sono quelli con il più alto livello di transazioni online.

In Italia le carte virtuali superano quelle fisiche

Nel primo trimestre 2023 il numero medio di utilizzo di carte virtuali per azienda è cresciuto tre volte più velocemente su base annua rispetto alle carte fisiche. A questo si somma un aumento del 50% nel corso del 2022. Le carte fisiche rimangono però l’opzione di pagamento preferita per le Pmi europee e i liberi professionisti, con il 60% di utilizzo. In Italia, le carte virtuali hanno superato quelle fisiche dall’estate del 2022 e hanno rappresentato oltre il 60% di tutte le transazioni con carta nel quarto trimestre 2022 e nel primo trimestre 2023.

Voci di spesa: cibo, carburante, trasporti e servizi online

La maggior parte della spesa aziendale viene destinata a beni e bisogni primari come cibo, carburante e costi di trasporto, che nel primo trimestre 2023 rappresentano il 35% di tutte le transazioni effettuate dalle aziende. Tuttavia, tra il 2022 e il 2023, si registra un aumento del 18% su base annua del numero medio di transazioni effettuate per i servizi online, come abbonamenti online, soluzioni cloud, strumenti per la gestione delle password online, software di editing, piattaforme pubblicitarie online, come Adobe, Amazon Web Service o annunci Facebook. L’aumento più elevato delle transazioni per servizi online è stato registrato dalle Pmi e dai liberi professionisti italiani (+22%). Complessivamente, i beni primari e i servizi online costituiscono il 44% dei pagamenti realizzati in Italia.

Social media marketing: più transazioni su TikTok

Le Pmi e i liberi professionisti europei si affidano sempre più ai social media e alle piattaforme digitali per le loro strategie di comunicazione e marketing. Se la maggior parte delle aziende utilizza Google, Meta e Twitter, a partire dal 2022 il numero medio di transazioni per organizzazione mostra un aumento significativo dell’utilizzo di TikTok da parte di Pmi e liberi professionisti, che spendono più frequentemente su TikTok che sugli altri canali.
In Francia e in Italia, le transazioni su TikTok rappresentano rispettivamente il 70% di tutte le transazioni effettuate su tali canali digitali. Gli importi medi spesi, tuttavia, non superano quelli dedicati agli altri canali.

Quali sono gli accessori di sicurezza in una piscina?

La sicurezza in piscina è una questione importante che non può essere in alcun modo posticipata, dunque un qualcosa di cui occuparci sin dal momento in cui decidiamo di far realizzare una piscina in giardino.

Infatti, gli incidenti in piscina possono purtroppo accadere in un attimo, e alcuni di questi possono avere conseguenze anche serie.

Per tale motivo, gli accessori per la sicurezza sono irrinunciabili per prevenire incidenti e garantire l’incolumità dei suoi fruitori, in particolare dei bambini.

Sicuramente ci sono alcuni dispositivi di sicurezza che meritano di essere presi in considerazione prima degli altri, e li abbiamo di seguito elencati evidenziandone l’utilità.

Coperture di sicurezza per piscine

Le coperture sono uno dei principali accessori di sicurezza per le piscine in acciaio o muratura. Le coperture di sicurezza sono progettate per prevenire incidenti, impedendo di entrare in acqua quando la vasca non viene utilizzata.

È possibile scegliere tra differenti tipologie di coperture di sicurezza, sebbene quelle più richieste siano quelle a binario, a pioli e con tapparelle. A prescindere dal tipo di copertura adottata, farne installare una significa già aver aumentato notevolmente il livello di sicurezza.

Recinzioni e barriere

Le recinzioni e le barriere sono un’altra soluzione pratica ed efficace per aumentare il livello di sicurezza in presenza di una piscina.

Queste strutture sono progettate per creare una barriera fisica intorno alla piscina, impedendo così a chiunque di potersi avvicinare al bordo vasca se non autorizzato.

Questo tipo di soluzione è particolarmente importante per la sicurezza dei bambini, dato che impedisce loro di potersi avvicinare alla piscina senza la supervisione di un adulto.

Scalette e corrimano

Le scalette e i corrimano sono degli utili accessori in grado di facilitare l’accesso e l’uscita dalla piscina. Questi elementi vengono installati proprio per fornire un supporto sicuro e stabile per le persone quando entrano o escono dalla vasca, ed il loro ruolo non è secondario in quanto consentono di evitare scivolamenti e cadute.

Sistemi di illuminazione

Anche un buon sistema di illuminazione può essere ritenuto una soluzione adeguata per garantire la sicurezza in piscina. Le luci a led ad esempio, sono in grado di fornire una buona visibilità del fondo della piscina anche di notte, così come delle pareti laterali.

Molto importante inoltre è notare come un’adeguato sistema di illuminazione consenta di ottenere interessanti effetti luminosi utili a rendere l’atmosfera più particolare e accogliente.

Centralina per il dosaggio del PH

La centralina per il dosaggio del PH è probabilmente uno dei sistemi di sicurezza più importanti in una piscina, dato che riguarda in particolar modo la salubrità dell’acqua.

Questo dispositivo serve a monitorare e regolare il valore del pH dell’acqua della piscina. Il valore del pH corretto è essenziale per la sicurezza di chi fa il bagno, dato che un pH sbilanciato può causare irritazioni alla pelle e agli occhi, oltre a rendere l’acqua della piscina meno igienica.

Si tratta chiaramente di un dispositivo che deve essere installato da parte di un tecnico specializzato e che necessita di manutenzione periodica per verificare che funzioni bene e dunque che avvenga sempre il corretto dosaggio del pH dell’acqua della piscina.

Conclusioni

Appare dunque evidente come la sicurezza in piscina sia una questione di estrema importanza per tutti noi, soprattutto in presenza di bambini, ed in tal senso gli accessori di cui abbiamo parlato in questo articolo sono essenziali per prevenire incidenti di ogni tipo.

Chiaramente è importante scegliere accessori di qualità e affidarne l’installazione ad un tecnico competente, per avere la certezza che funzionino bene e siano in grado di offrire la massima sicurezza per tutti.