Mese: Gennaio 2021

Il decision tree e le scelte dei consumatori al momento dell’acquisto

Quali sono gli elementi considerati dai consumatori quando devono acquistare un prodotto? Soprattutto convenienza e qualità, che si contendono i primi due posti nella classifica delle considerazioni da parte dei consumatori. È quanto emerge dal focus sullo shopper decision tree dell’ultimo European Opinion Tracker, condotto da BVA Doxa su un campione rappresentativo della popolazione italiana, francese e inglese. Secondo il focus emergono alcune differenze nel confronto con Francia e Regno Unito. Se, ad esempio, per l’acquisto di prodotti alimentari gli italiani pongono molta attenzione alla qualità del prodotto (54%) e alla sua origine (35%), in Francia si pone meno attenzione alla qualità del prodotto (-9% rispetto all’Italia), e in UK alla sua origine (-14%). Quello che però viene più considerato in UK rispetto all’Italia è il packaging della confezione, considerato dal 14% degli inglesi, ma dal 9% degli italiani.

Convenienza vs qualità e social responsibility

Le piattaforme di intrattenimento come Netflix, Amazon Prime, Sky, Disney+ hanno conosciuto un aumento degli abbonati e della frequenza di utilizzo. Ma a quali elementi dare importanza quando si tratta di scegliere il servizio a cui abbonarsi? In questo caso le offerte convenienti sono importanti per il 39% degli italiani, ma solo per il 26% degli inglesi. I consumatori italiani, però, danno grande importanza anche alla qualità del servizio (35%). Emerge poi un dato nuovo rispetto ad altre categorie di prodotto: il 10% è attento alla social responsibility, ovvero l’attenzione dell’azienda alle tematiche importanti per la società.

Sconti e promozioni, ma anche brand e origine del prodotto

La qualità del prodotto viene presa in considerazione dagli italiani anche quando si tratta di acquistare abbigliamento o accessori: il 44%, infatti, lo considera un criterio importante, contro il 32% dei francesi, che risultano più interessati a sconti o promozioni (40%), e ancor meno degli inglesi (23%). Il brand è invece considerato importante senza distinzioni significative tra i tre Paesi. La qualità del prodotto viene di nuovo menzionata anche nel caso di acquisto di prodotti per la cosmesi e la cura della persona (45%), ma qui il brand acquista una maggiore importanza, salendo al 30%. Il motivo potrebbe essere legato a un altro criterio che emerge per questa categoria, l’origine del prodotto, che viene considerato dal 24% degli italiani (+10% rispetto agli inglesi).

Design e qualità del servizio

Quanto all’acquisto di mobili e accessori per gli ambienti domestici, la qualità del prodotto viene presa in considerazione dal 36% degli italiani (27% francesi), le offerte convenienti dal 31% (21% inglesi), ed emerge anche l’aspetto del prodotto, il design, considerato più che in altre categorie, dal 21% degli italiani. Sempre nell’ambito domestico, interessanti sono i criteri menzionati per l’acquisto di elettrodomestici, dove le offerte convenienti risultano importanti per il 33% degli italiani e il 37% dei francesi. La novità rispetto alle altre categorie è l’importanza data alla qualità del servizio di assistenza, che per il 19% degli italiani fa la differenza.

Nel 2020 la domanda di lavoro è in calo del -30%

Circa 1,4 milioni di contratti di lavoro in meno, inclusi quelli stagionali e di collaborazione. Nel 2020 la crisi da Covid-19 ha frenato i programmi di assunzione delle imprese, generando un calo del 30% rispetto al 2019. La flessione dei piani di assunzione ha toccato un po’ tutti i settori industriali, ma è stata più marcata nella filiera dell’accoglienza e della ristorazione, con un -40,7% per gli ingressi previsti, e in alcuni comparti di punta del Made in Italy, come la moda (-37,9%). Lo evidenzia il Bollettino 2020 del Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal, che ha eseguito il monitoraggio annuale dei flussi di entrata nelle imprese e delle competenze richieste dal mercato del lavoro.

Le imprese rispondono introducendo cambiamenti difficilmente reversibili

Secondo i dati Unioncamere flessioni più contenute si registrano nel settore delle costruzioni (-15,9%), nella sanità e nei servizi sociali privati (-17,1%), e nella filiera agro-alimentare (-19,7%). Nonostante la contrazione dell’occupazione, sale però al 30% la difficoltà di reperimento dei profili ricercati (contro il 26% del 2019) a causa della mancanza di candidati o della preparazione inadeguata degli stessi.

“La domanda di lavoro pianificata nel 2020 dalle imprese con dipendenti, pari a 3,2 milioni di unità, riflette dunque gli effetti della grave crisi pandemica, a cui le imprese hanno risposto introducendo cambiamenti difficilmente reversibili e innescando un’accelerazione anche in diversi aspetti della trasformazione digitale”, spiega Unioncamere.

Investire sulla trasformazione digitale

A quanto risulta dal report di Unioncamere, poi, oltre 4 imprese su 10 che hanno investito in trasformazione digitale hanno puntato sulle modifiche dei modelli di business, con l’adozione di strumenti di digital marketing nel 16% dei casi in più rispetto al periodo pre-Covid. Aumentano poi le aziende che hanno puntato sulle innovazioni organizzative, con l’ampia diffusione nell’utilizzo dello smart working (+17%), o sotto l’aspetto prettamente tecnologico, con l’acquisizione di reti ad alta velocità, sistemi cloud e big data analytics (+10%).

Puntare su figure sempre più specializzate

Saranno quindi proprio le competenze digitali, richieste al 60,4% dei profili ricercati nel 2020, uno dei principali driver su cui faranno leva le imprese per gestire la fase di recupero che si aprirà nei prossimi mesi. Per 8 posizioni di lavoro su 10 sono state poi richieste competenze green, che costituiscono un altro fattore strategico di competitività a livello trasversale. In ogni caso, riporta Adnkronos, per affrontare la complessità delle sfide in atto le imprese puntano su figure più specializzate, per le quali nel 67,7% dei casi viene richiesta esperienza.