Mese: Marzo 2023

Cashless, lo scontrino medio scende a 40,4 euro

Aumentano le transazioni, si abbassa invece il totale sullo scontrino. Una tendenza che dimostra che il cashless viene utilizzato anche per lie piccole spese. A confermarlo c’è l’Osservatorio Scontrini Cashless 2023 di SumUp, che ha analizzato i valori degli scontrini medi cashless delle diverse province italiane degli ultimi due anni. I risultati mostrano che nel 2022 i pagamenti senza contanti sono cresciuti in quasi tutto il paese, con valori medi sempre più bassi delle transazioni digitali nelle province del Nord, del Centro e del Mezzogiorno. Lo scontrino medio cashless a livello nazionale è diminuito dell’8%, attestandosi sulla cifra di 40,4 euro. Le città che presentano gli scontrini medi cashless più bassi sono con Cagliari, Bologna e Caltanissetta. Queste tre città sono nell’ordine sul podio della della classifica dei scontrini. La graduatoria delle province con il ticket medio più elevato vede invece ai primi posti Savona, Siena e Grosseto.

Scontrini più bassi in bar e locali 

In generale, i settori in cui gli scontrini digitali sono più bassi sono bar e club (con 14,9 euro di spesa media), tabaccherie e fast food, a indicare un maggiore utilizzo di pagamenti digitali anche per spese minori e in esercizi tradizionalmente associati ai contanti. Questi risultati dimostrano che i consumatori italiani sono sempre più abituati a utilizzare metodi di pagamento alternativi al contante anche per piccoli importi, e gli esercenti sono sempre più disposti a introdurre strumenti digitali per semplificare e velocizzare le operazioni di cassa.

Al sud pagamenti cashless più leggeri

La Top Ten delle province con gli scontrini medi cashless più bassi premia in maggioranza i territori del Sud e Isole, con sole tre province del Centro-Nord del paese. Al di fuori delle prime dieci, le province del Nord con il ticket medio più ridotto sono Genova, Torino e Ferrara.

Un’evoluzione che riguarda tutto il Paese, ma a velocità diverse 

Umberto Zola, Growth Marketing Lead di SumUp, afferma che l’evoluzione dei pagamenti senza contanti riguarda quasi tutte le province, con velocità diverse. La diminuzione dello scontrino medio è uno degli indicatori che meglio rappresenta la crescita del cashless in Italia, perché dimostra che i consumatori sono sempre più abituati a utilizzare metodi di pagamento alternativi al contante anche per piccoli importi, e gli esercenti sono sempre più disposti a introdurre strumenti digitali per semplificare e velocizzare le operazioni di cassa.

Tech: dopo auto e GDO è il terzo settore più amato 

Quali sono i settori industriali preferiti dagli italiani? Risponde Omnicom PR Group, società di consulenza strategica in comunicazione, che nello studio dal titolo Post-Invasion 2022/2023 ha analizzato la reputazione di otto settori chiave dell’economia italiana. A questi otto settori, di cui lo studio approfondisce la differenza tra aspettative ed esperienze degli italiani, Omnicom PR Group ha associato 64 brand, valutati attraverso le “lenti” di oltre 2.000 consumatori. E il settore Tech, con il 42,6% dei consensi, è il terzo settore più amato in Italia tra gli otto analizzati, posizionandosi dietro ad Automotive (44,7%) e GDO (42,9%.

La chiave del successo della tecnologia 

Il periodo che va dall’inizio del 2020 ai primi mesi del 2022 ha visto letteralmente esplodere i fatturati delle aziende tecnologiche italiane di ogni dimensione. Ai notevoli successi economici del settore tecnologico, ridimensionati però a partire dalla seconda metà dello scorso anno, si è accompagnata anche una comunicazione che ha supportato efficacemente la percezione del settore. Le industrie attive nell’ambito Tech hanno infatti svolto un ruolo fondamentale durante le fasi più acute della pandemia, salvando letteralmente il business di molte aziende e garantendo una parvenza di normalità nelle relazioni sociali delle persone. Per questo motivo, il Tech risulta al secondo posto nella classifica del minor gap tra aspettative dei consumatori ed esperienza concreta.

Il gap tra aspettative ed esperienze dei consumatori 

La combinazione delle preoccupazioni per il conflitto in Ucraina, la crisi energetica e l’incremento dei prezzi di materie prime e beni a causa dell’inflazione porta, però, per la prima volta a relegare l’innovazione tecnologica fuori dalla top 3 delle priorità attese nei vari settori. Emerge infatti con prepotenza l’insufficiente attenzione che il settore dedica ai temi della sostenibilità ambientale, insieme a una accresciuta preoccupazione per la sicurezza e la tutela dei dati da parte del 51% degli italiani. Il Tech perciò è il settore in cui il gap tra le aspettative dei consumatori e le esperienze effettive offerte dai brand risulta minore, seppure rimanendo in territorio negativo. In generale, considerando tutti e 9 i driver, le aziende tecnologiche si classificano al secondo posto assoluto riguardo alla minore differenza tra aspettative ed esperienze.

“Coniugare azione e comunicazione per capitalizzare la centralità guadagnata”

“Se i brand Tech vogliano capitalizzare l’attenzione e la centralità guadagnate, e dar seguito alle impegnative promesse del periodo pandemico, devono agire coniugando azione e comunicazione – dichiara Eros Bianchi, OPRG Vice President e Tech Industry Lead di Omicom -. Ciò significa continuare a operare nella giusta direzione, come riconosciuto dai consumatori, focalizzandosi proprio su un’innovazione concreta e percepita, per poi comunicare in maniera chiara e maggiormente inclusiva quanto di positivo è stato fatto per cambiare in meglio la società e la quotidianità di tutti. In questo senso è fondamentale ingaggiare più efficacemente popolazioni come i giovani Millennials e la Generazione Z, ora poco interessate alle problematiche del settore, ma che rappresentano il suo futuro, sia come consumatori sia come potenziali professionisti”.

I retailer italiani utilizzano il digitale per recuperare efficienza

Il ritorno alla normalità e alla frequentazione dei negozi fisici da parte dei consumatori porta la penetrazione dell’online sul totale Retail a rimanere stabile all’11%. Ma l’aumento dei costi, unitamente alle nuove abitudini dei consumatori, come la possibilità di Smart Working o la ricerca di fluidità nell’utilizzo dei canali, condizionano l’evoluzione dell’infrastruttura commerciale italiana. Al tempo stesso i retailer si concentrano su nuovi formati di negozio, store di prossimità dotati di soluzioni digitali in grado di migliorare l’esperienza transazionale e relazionale del consumatore e supportare l’online. Queste alcune evidenze emerse dall’Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano. 

La maturità digitale

Nel 2022 l’investimento in digitale nel Retail non ha subito una battuta d’arresto: l’incidenza di questa spesa sul fatturato rimane stabile rispetto al 2021 e pari al 2,5%. 
Gli interventi messi in atto dai retailer italiani sono legati all’ottimizzazione di alcune attività in negozio. Si investe, ad esempio, in etichette smart, adottate e/o potenziate nel 2022 dal 18% dei top retailer italiani, per gestire in modo dinamico e in tempo reale le variazioni di prezzo e garantire la massima trasparenza al consumatore. E in parallelo, si lavora all’efficientamento delle attività e dei processi lungo la supply chain.

Contenere i costi e contrastare la difficoltà di approvvigionamento

Da un lato, i retailer sfruttano il digitale per contrastare le difficoltà nell’approvvigionamento di beni e materie prime, ed effettuare previsioni più accurate della domanda ottimizzando la gestione dei prodotti lungo la filiera attraverso lo sviluppo e/o il potenziamento di sistemi di demand, inventory e distribution planning (28%). Dall’altro, puntano a contenere i costi delle operations e della logistica per cercare di recuperare marginalità. Il 16% dei retailer adotta o consolida, infatti, i sistemi di incremento delle performance di magazzino e le soluzioni di tracciamento dei prodotti lungo la filiera.
Ma la ripresa del canale fisico impone una revisione degli store non solo dal punto di vista infrastrutturale, ma anche digitale.

L’esperienza del cliente

L’esperienza del cliente viene semplificata e resa più consapevole: i chioschi digitali, implementati dal 28% dei top retailer, favoriscono l’approfondimento della conoscenza dei prodotti, mentre le soluzioni di digital signage (23%) attivano una comunicazione efficace con il cliente.
Particolarmente rilevante anche l’automatizzazione dell’esperienza, grazie a sistemi di self scanning (18%) da app o device dedicati. Un altro cantiere di innovazione riguarda il punto cassa. Il 33% investe in soluzioni di mobile e contactless payment e il 9% in sistemi di self check-out per snellire la fase di pagamento. Inoltre, il 25% dei retailer dichiara di essere al lavoro sull’evoluzione del tradizionale significato della cassa. Non più solo il punto in cui termina l’esperienza d’acquisto, ma un luogo dove erogare servizi a valore aggiunto per il consumatore.