Mese: Luglio 2022

Alle Pmi i rincari di luce e gas nel 2022 costano quasi 106 miliardi

Una stangata che rischia di provocare una vera debacle al nostro sistema produttivo: sfiora i 106 miliardi di euro il costo aggiuntivo che le Pmi italiane subiranno quest’anno a causa dei rincari di energia elettrica e gas. La stima è stata calcolata dall’Ufficio studi CGIA, giunto a questo risultato ipotizzando, per l’anno in corso, gli stessi consumi registrati nell’anno pre-pandemia, ma applicando per l’intero 2022 le tariffe medie di luce e gas sostenute in questi ultimi sei mesi. I 106 miliardi di extra costo, tuttavia, potrebbero essere addirittura sottostimati. Se dal prossimo autunno la Russia dovesse chiudere ulteriormente le forniture di gas verso l’Europa, è probabile che il prezzo di questa materia prima subirà un’impennata, che spingerà il costo medio dell’ultima parte dell’anno a un livello molto superiore a quello registrato nei primi sei mesi del 2022.

Nei primi sei mesi del 2022 costo medio dell’energia elettrica +378%

In ogni caso, se nel 2019 il costo medio dell’energia elettrica ammontava a 52 euro per MWh, nei primi sei mesi del 2022 si è attestato a 250 euro (+378%). Pertanto, a fronte di un consumo di 217.334 GWh, il costo totale in capo alle imprese nel 2019 ha toccato i 35,9 miliardi di euro, mentre quest’anno la bolletta toccherà 108,5 miliardi di euro (+72,6 miliardi).

Il confronto sul 2019 per il gas

Per il gas, viceversa, se tre anni fa il costo medio era di quasi 16 euro per MWh, nei primi sei mesi del 2022 il prezzo ha sfiorato i 100 euro (+538%). Perciò, a fronte di un consumo medio annuo di 282.814 GWh, nel 2019 le imprese hanno sostenuto un costo medio complessivo pari a 9,5 miliardi di euro, contro i 42,8 miliardi del 2022 (+33,3 miliardi di euro). Sommando quindi i 72,6 miliardi di extra costi per la luce e i 33,3 per il gas otteniamo 105,9 miliardi di costi aggiuntivi che le aziende dovranno farsi carico quest’anno rispetto al 2019.

Le misure di mitigazione

Ancorché insufficienti, riporta Askanews, va comunque segnalato che il Governo ha in parte smorzato l’impennata dei costi energetici. I soldi messi a disposizione per mitigare i rincari nel biennio 2021-22, infatti, ammontano, includendo anche il Decreto Aiuti, a 22,2 miliardi di euro, di cui 16,6 nel 2022. Di questi, 3,2 miliardi hanno ‘ristorato’ le famiglie, 7,5 le imprese e 11,5 sosterranno sia le prime sia le seconde.

Condizionatore, quanto mi costi?

Amico indispensabile delle giornate bollenti di questa estate 2022, il condizionatore è un “mai più senza” per moltissimi italiani. Ma a quale prezzo? Caro, purtroppo. A fronte dell’innegabile beneficio, quest’anno il condizionatore ci costerà per la stagione fino a 216 euro, vale a dire l’81% in più rispetto allo scorso anno. Lo rivela l’analisi l’analisi di Facile.it, anticipata a Sportello Italia di Radio Rai. La “stangata” in bolletta riguarda una vasta platea di nostri connazionali, secondo l’indagine commissionata agli istituti mUp Research e Norstat, ad aprile erano già oltre 29 milioni gli italiani che possedevano un climatizzatore. Platea che potrebbe ulteriormente ampliarsi considerando le temperature raggiunte nelle ultime settimane e la conferma da parte del Governo del Bonus Condizionatore.

Come contenere i costi

Il costo in bolletta di questi apparecchi, però, potrebbe diventare ancora più alto se ai rincari del prezzo dell’energia aggiungiamo un uso scorretto dell’apparecchio. Proprio per questo Facile.it ha realizzato un breve vademecum con 6 consigli pratici per ridurre le spese e risparmiare sul conto finale. La prima regola è occhio all’etichetta.  La scelta della classe energetica del condizionatore è fondamentale per cercare di contenere il più possibile i consumi; chi è alle prese con l’acquisto di questo apparecchio, farebbe bene ad optare per un modello di classe A o superiore. Attenzione però alle etichette energetiche; se è vero che a partire dal 2022 è entrata in vigore la nuova classificazione, è altrettanto vero che sul mercato sono ancora disponibili prodotti con la vecchia classificazione. Per fare una scelta consapevole è bene verificare quale etichettatura riporta il condizionatore che stiamo acquistando. In ogni caso, scegliere un dispositivo a basso consumo consente di ridurre notevolmente la bolletta; ad esempio, guardando alla vecchia etichettatura, passare da un condizionatore di classe B ad uno di classe A++ significa ridurre il costo in bolletta di circa il 30-40% annuo.  La seconda regola è scegliere la tecnologa inverter al posto di quella tradizionale. Questa tipologia di climatizzatore, una volta che ha raggiunto la temperatura impostata, anziché spegnersi, rallenta la velocità del motore e funziona al minimo, evitando il consumo di energia necessario per fermarsi e poi ripartire. Scegliere questo tipo di apparecchio permette un risparmio energetico del 30% rispetto ad un climatizzatore tradizionale.

I trucchi per usarlo bene

Oltre alla scelta iniziale, è importante anche gestire in modo corretto l’impianto di condizionamento. La terza regola è perciò No alle temperature polari: meglio impostare la temperatura a circa 6-8 gradi in meno rispetto all’esterno e, se l’apparecchio ne è dotato, possiamo usare la funzione di deumidificazione anziché quella di raffrescamento; questo renderà l’aria più salubre e alleggerirà la bolletta fino al 13%. Quarta regola, attenzione alla pulizia dell’impianto, che se non ben tenuto può arrivare a consumare fino all’8% in più, mentre la quinta regola è usare il buon senso. Significa ad esempio tenere chiuse le finestre quando l’apparecchio è in funzione, così da non disperdere preziosa energia. Infine, l’ultima regola dice di attivare la funzione sleep per la notte: in questo modo la riduzione dei consumi arriva al 10%.

Dai voli agli alberghi tutti i rialzi delle vacanze

L’Unione Nazionale Consumatori ha elaborato i dati Istat per stilare quattro classifiche: quella dei servizi che a giugno hanno registrato i maggiori rialzi per le voci legate alle vacanze, quella dei prodotti alimentari, e le classifiche assolute dei rincari mensili e annuali. In testa alla Top Ten delle vacanze, i prezzi dei voli internazionali, che su giugno 2021 decollano del 124,1%, e che hanno anche il primato rispetto a tutte le voci del paniere, collocandosi al 2° posto assoluto degli incrementi mensili (+21,3%). Medaglia d’argento ai voli nazionali, che su base annua volano del +33,3%, e segnano il record degli incrementi mensili (+31,4% su maggio 2022). Al 3° posto il noleggio di mezzi di trasporto e l’affitto di garage e posti auto (+24,3% e +7,4% sul mese precedente), poi alberghi, motel e pensioni (+21,4% e +5,7%), trasporto marittimo (+18,7%), gelati (+13,4%) e pacchetti vacanza internazionali (+6,2%). Ma non ci si salva neanche andando al ristorante (+4,6%) o in un museo (+3,2%).

La Top Ten mensile

Chiudono la Top Ten i servizi ricreativi e sportivi (piscine, palestre, discoteche e stabilimenti balneari), che segnano per ora un più contenuto +2,4% in un anno, ma che in un mese rincarano del 2,8%. Per quanto riguarda gli aumenti mensili, al terzo posto villaggi vacanze e campeggi (+11,3%), al quarto benzina (+9,8% e +25,3% su giugno 2021), seguita dal noleggio di mezzi di trasporto (+7,4%), gasolio per mezzi di trasporto (+6,7% e +32,3%), e-book download (+6,2%), e poi alberghi (+5,7%), pasta sfoglia (+5,1%) e gasolio per riscaldamento (+4,9%). L’energia elettrica è appena fuori dalla Top Ten mensile (+4,6%), ma al 2° posto dei rincari annui, con un +81,4%.

La Top 20 annuale relativa a tutto il paniere

Per la Top 20 annuale relativa a tutto il paniere Istat, vincono i voli internazionali (+124,1% su giugno 2021), al 2° posto l’energia elettrica (+81,4%), e al 3° l’olio diverso da quello di oliva (68,6%).
Poi gas naturale e di città (+67,3%), gasolio per riscaldamento (+52,7%), Gpl e metano (+38,2%), voli nazionali (+33,3%), e gasolio per mezzi di trasporto (+32,3%). Chiude la Top 20 il burro (+27,7%), ma in classifica ci sono anche la benzina (+25,3%), gli alberghi (14° con +21,4%), la farina (+20,5%), la pasta (17° con +18,3%), e ultimo il pollame (+15,1%), la carne più rincarata.

La Top 20 dei prodotti alimentari

Per quanto riguarda la Top 20 dei prodotti alimentari, riferisce Adnkronos, il record dei rincari annui spetta all’olio diverso da quello di oliva (+68,6%), che risente dell’effetto Ucraina e del blocco dell’import dell’olio di girasole. Al secondo posto, il burro (+27,7%), e sul gradino più basso del podio, la farina (+20,5%). Al quarto posto il cibo simbolo dell’Italia, la pasta, che lievita del 18,3%, seguita da margarina (+16,8%), pollame (+15,1%), riso (+13,7%), uova (+13,6%), patatine fritte (13,5%), e gelati (+13,4%). Si segnalano poi latte conservato (+12,1%), vegetali freschi (+11,8%), pane (+11,3%), e frutta fresca (+10,9%).