Mese: Marzo 2022

Gender equality, e se il futuro in azienda fosse donna?

Qual è il punto sulla parità di genere nelle aziende italiane? Questa tema, particolarmente “caldo”, è stato al centro di una recente ricerca effettuata da EY con SWG. Subito l’indagine mette in luce che l’obiettivo della parità di genere nei ruoli dirigenziali sia tutt’altro che semplice da raggiungere nel breve termine: per il 35% delle dirigenti intervistate ci vorranno più di 10 anni, mentre per il 16% sarà del tutto irraggiungibile. Come se non bastasse, la metà delle lavoratrici intervistate ritiene presente uno squilibrio nella possibilità di carriera e di compensi rispetto ai colleghi uomini. 

Donne penalizzate

Anche se emerge – ed è una buona notizia – che le doti di leadership non sono in alcun modo legate al genere, la ricerca evidenzia che nel contesto lavorativo ci sono ancora forti squilibri di genere con una decisa penalizzazione delle donne. In particolare, il 30% delle lavoratrici tra 30 e 50 anni afferma che la posizione professionale occupata non è in linea con le proprie competenze e aspettative, mentre il 40% ritiene che la propria retribuzione non sia adeguata al lavoro svolto. Inoltre, il 52% dichiara che nella propria azienda uomini e donne non hanno le stesse opportunità di fare carriera. A supporto dei dati appena citati, emerge che nella percezione sia delle lavoratrici che dei dirigenti (donne e uomini) interpellati, solo in un terzo delle aziende è presente una parità di genere per quanto riguarda i ruoli dirigenziali e laddove le donne occupino ruoli dirigenziali, si trovano a gestire una quantità di risorse inferiori rispetto ai colleghi. Un altro dato significativo circa le difficoltà con cui si devono misurare le lavoratrici riguarda la maternità: oltre la metà delle intervistate ha dichiarato di aver ricevuto durante il primo colloquio di lavoro domande sul fatto di avere figli o di volerne in futuro. Dunque, la maternità appare ancora un elemento di ostacolo nei percorsi di ingresso nel mondo del lavoro e nella possibilità di fare carriera. 

Ancora poche le aziende che hanno politiche ad hoc

A livello di iniziative per ridurre il gender gap, nella percezione degli intervistati risultano ancora poche le aziende italiane che si sono dotate di un struttura organizzativa ad hoc per affrontare temi come gender equality e inclusione. Nello specifico, il 68% delle aziende non è dotato di una struttura ad hoc che si occupi di inclusione e solo il 21% ha previsto di crearne una prossimamente.  In particolare risultano mancare soprattutto le strutture in favore di un corretto equilibrio tra lavoro e famiglia, oltre a sistemi per la misurazione della gender equality. Un dato che fa particolarmente riflettere è quello sulla diversa percezione tra dirigenti uomini e donne in fatto di effettiva equità nel trattamento: per il 76% dei dirigenti uomini c’è parità di trattamento, contro il 50 % dei dirigenti donne.

Quali sono gli 11 claim più performanti nel carrello della spesa?

Dall’Italianità al Lifestyle al Rich-in fino alla Cura della persona: questi sono alcuni dei claim più performanti in termini di vendite, ovvero, alcune caratteristiche dei prodotti di largo consumo più apprezzate dai consumatori e più valorizzate sulle confezioni dai produttori. Lo ha scoperto la decima edizione dell’Osservatorio Immagino di GS1 Italy, che per ognuno degli 11 fenomeni di consumo monitorati ha individuato i claim e le indicazioni che hanno registrato il maggior aumento del sell-out nel corso dei 12 mesi rilevati. E il primo è appunto l’Italianità: a crescere maggiormente secondo l’Osservatorio di GS1 Italy sono infatti le vendite dei prodotti certificati Doc o Docg (+9,1% e +17,1%). Tra i prodotti che indicano in etichetta la loro regione d’origine i trend più interessanti riguardano la regione Lazio (+17,0%), la Puglia (+16,6%) e il Veneto (+15,5%).

Free from, Rich-in, e Intolleranze

Il secondo claim segnalato dall’Osservatorio Immagino, Free from, evidenzia la forte attenzione per i prodotti “senza zuccheri aggiunti” (+7,6%) o con “pochi zuccheri”. Tra i claim emergenti spiccano “senza antibiotici” (+18,4%), “non fritto” (+16,5%) e “poche calorie” (+11,5%).
Quanto al Rich-in continua l’interesse per i prodotti che segnalano in etichetta l’apporto di “proteine” (+8,5%). Meno diffusi, ma con performance positive anche i claim “zinco” (+9,9%), “magnesio” e “potassio”. E per il claim Intolleranze cresce l’interesse per i prodotti “senza uova” (+6,1%), “senza latte” (+4,4%) o “senza lievito” (+4,2%).

Lifestyle, Loghi/Certificazioni, Ingredienti benefici e Metodo di lavorazione

Per il Lifestyle l’Osservatorio sottolinea vendite sopra la media per i prodotti etichettati come “vegano” (+5,7%) o “vegetariano” (+5,3%), e per Loghi/Certificazioni è il marchio di conformità europea CE ad aver messo a segno la miglior performance (+12,8% su base annua).
Per gli Ingredienti benefici aumentano in particolare le vendite di semi (+8,2%) e superfruit (+6,8%), e letteralmente volano quelle di spirulina (+63,2%), avocado (+34,6%) e canapa (+22,0%). 
Per il Metodo di lavorazione piacciono molto i prodotti presentati come “non filtrati” (+17,8%), “affumicati” (+17,4%) e “artigianali” (+11,8%).

Texture, Cura casa green e Cura persona
Per la Texture dei prodotti è l’attributo “croccante” il più performante (+5,8%), mentre per il claim Cura casa green sono molto positive le vendite dei prodotti con confezioni in “plastica riciclata” (+17,1%) o con il claim “biodegradabile” (+15,2%). E per finire, il claim Cura persona evidenzia ottime le performance dei prodotti segnalati con “prebiotici/probiotici” (+37,9%), “senza coloranti” (+31,9%) o con “acido ialuronico” (+17,8%).

Imprese e abitazioni, un vademecum per l’efficienza energetica

Quali accorgimenti si possono adottare per intervenire sui consumi energetici di case e imprese e ottener benefici in bolletta e per l’ambiente? Lo spiega all’Adnkronos Dario Di Santo, direttore di Fire – Federazione italiana per l’uso razionale dell’energia.
“Se parliamo di famiglie – commenta Di Santo – il primo consiglio è di guidare l’auto in modo dolce: si possono ridurre i consumi del 15-20%, il tempo richiesto per lo spostamento cresce molto meno del risparmio, e si arriva a destinazione più rilassati”.
In casa si possono installare luci a led, e per stare attenti agli sprechi seguire i consigli riportati nelle istruzioni dei propri elettrodomestici per un uso ecologico degli stessi. “I risparmi conseguibili – continua Di Santo – dipendono dal livello di efficienza energetica di partenza”.

Investire negli interventi di riqualificazione

A lungo termine, “è possibile investire in interventi di riqualificazione energetica per tutte le esigenze – aggiunge Di santo -. Da quelli che riguardano l’involucro edilizio a quelli in centrale termica, senza dimenticare i sistemi di gestione ottimale del sistema edificio-impianto e la generazione in loco. Discorsi simili si possono fare per gli edifici del terziario. Sono tra l’altro disponibili incentivi piuttosto interessanti, dai vari bonus edilizi al conto termico. In questo caso i risparmi conseguibili possono essere davvero rilevanti e si ottengono grandi benefici in termini di comfort, sicurezza e valorizzazione dell’immobile”.

Le imprese ‘energivore’

Per le imprese cosiddette ‘energivore’, “non sempre è facile conseguire benefici immediati – puntualizza Di santo -. In genere i grandi consumatori di energia sono stati più attenti negli anni e dunque fanno più fatica a individuare interventi semplici. Si tratta dunque di imprese che necessitano di un supporto sia per investire sia per fare fronte a costi energetici non compatibili con i propri bilanci. Questi soggetti rappresentano però una percentuale molto piccola delle imprese italiane: negli elenchi della Csea gli energivori sono nell’ordine delle 3.500 aziende”. Negli altri casi, spiega Di Santo, “facendosi aiutare da un energy manager o da un Ege, esperto in gestione dell’energia, è possibile individuare le aree di spreco energetico, ossia i risparmi immediati, e le opportunità di intervento più interessanti e cantierabili in tempi brevi”.

Mettere a punto una strategia di intervento

Guardando a tempi più lunghi, secondo Di Santo “per le imprese si tratta di mettere a punto una strategia di intervento su efficienza energetica e fonti rinnovabili di medio periodo, accorpando gli interventi con pay-back time breve e lungo, in modo da ottenere il recupero dei capitali in tempi accettabili. Attraverso un energy management adeguato, meglio ancora un sistema di gestione dell’energia certificato ISO 50001, è possibile conseguire risparmi energetici crescenti negli anni, insieme a benefici rilevanti nell’ottica della sostenibilità, ma anche della produttività, della riduzione dei rischi e dei costi, e della competitività”.