Mese: Febbraio 2023

Formaggi: Italia batte Francia 8-0

La graduatoria globale stilata da TasteAtlas, l’atlante internazionale dei piatti e dei prodotti tipici locali, mette ben otto formaggi italiani fra i cento migliori del globo. Così l’Italia batte la Francia 8 a 0, con Parigi che resta fuori dalle prime dieci posizioni della classifica. Ai primi tre posti, spiega la Coldiretti, troviamo Parmigiano Reggiano, Burrata e Grana padano, a seguire Stracchino di Crescenza, Mozzarella di Bufala e Pecorino Sardo, quindi un formaggio spagnolo, il Queijo Serra de Estrela, seguito dal Pecorino Toscano, il Bundz polacco e il Gorgonzola Piccante. E i francesi? Il primo formaggio lo riescono a piazzare al tredicesimo posto, con il Reblochion dell’Alta Savoia, e si aggiudicano anche l’ultimo in classifica, l’Ossau-Iraty della zona dei Pirenei.

Sono 55 i formaggi Dop/Igp tutelati dall’Unione

Con gli ultimi riconoscimenti comunitari salgono a 55 i formaggi a denominazione di origine protetta (Dop/Igp) italiani tutelati dall’Unione Europea, lo stesso numero di quelli francesi. Ma a Oltralpe mostrano di apprezzare i formaggi italiani, visto che le nostre esportazioni sono cresciute di quasi il 27% in valore nel 2022, stimati a oltre 900 milioni per una quantità sulle tavole d’Oltralpe, una cifra pari a quasi 130 milioni di chili. La sfida tra Italia e Francia nella produzione di formaggi ha radici lontane, inoltre sono i due Paesi europei con la maggiore tradizione culinaria a contendersi i primati nell’agricoltura e nell’alimentare. Il Belpaese vince però per valore aggiunto agricolo, numero di prodotti Dop/Igp riconosciuti dall’Unione Europea, 316 denominazioni (dop/Igp) contro le 260 dei cugini d’Oltralpe.

Primati minacciati dai nuovi sistemi di etichettatura a semaforo

Una ricchezza enogastronomica che vince all’estero un po’ su tutti i fronti, considerando il record storico delle esportazioni alimentari Made in Italy che nel 2022 hanno raggiunto i 60,7 miliardi di euro, per una crescita del +17% rispetto all’anno precedente, trainata dai prodotti simbolo della Dieta Mediterranea. Primati minacciati dai nuovi sistemi di etichettatura a semaforo come il Nutriscore, che secondo la Coldiretti è fuorviante, discriminatorio e incompleto, perché finisce paradossalmente per escludere dalla dieta alimenti presenti da secoli sulle tavole per favorire invece prodotti artificiali di cui in alcuni casi non è nota neanche la ricetta.

L’Italia vince anche nelle falsificazioni

I sistemi allarmistici di etichettatura a semaforo si concentrano esclusivamente su un numero molto limitato di sostanze nutritive, ad esempio, zucchero, grassi e sale, e sull’assunzione di energia senza tenere conto delle porzioni. Escludono quindi dalla dieta l’85% in valore del Made in Italy a denominazione di origine e le eccellenze della Dieta Mediterranea, dall’olio extravergine d’oliva al Parmigiano Reggiano o al Grana Padano. Ma l’Italia purtroppo vince anche nelle falsificazioni, con Grana Padano e Parmigiano Reggiano i formaggi più imitati nel mondo. Copiati all’estero sono però anche il Pecorino, l’Asiago e il Gorgonzola. Un problema, che secondo la Coldiretti, riguarda anche la Francia, che deve proteggere, tra gli altri, il Brie e il Camembert.

Cybersecurity: budget per sicurezza IT +10% nei prossimi tre anni

Secondo il report annuale It Security Economics di Kaspersky i budget It per la cybersecurity delle aziende europee sono destinati ad aumentare fino al 10% nei prossimi tre anni. Il crescente interesse delle aziende per la cybersecurity, dovuto all’aumento dell’uso delle tecnologie digitali e al panorama delle minacce in continua evoluzione, ha già portato a miglioramenti nella sicurezza informatica. E la crescente complessità dell’infrastruttura It, unita alla necessità di migliorare il livello di competenze specialistiche in materia di sicurezza e all’incertezza geopolitica/economica, sono i fattori principali che spingono le aziende europee di tutte le dimensioni a investire in cybersecurity.

Nel 2022 le Pmi hanno speso 140.000 euro

In Europa il budget medio dedicato alla cybersecurity nel 2022 è stato di 1.8 milioni di euro per le enterprise, con 6.30 milioni di euro stanziati per l’It in generale, mentre le Pmi hanno investito 140.000 euro nella sicurezza It, a fronte di un budget medio di 350.000 euro. Tra le ragioni che spingono ad aumentare i budget per la sicurezza informatica gli intervistati hanno evidenziato soprattutto la complessità dell’infrastruttura It (45,8% e Pmi e 53,7% enterprise) e la necessità di migliorare il livello di competenze specialistiche in materia di sicurezza (36,8% Pmi e 33,7% enterprise).

Potenziali nuovi rischi spingono gli investimenti

I potenziali nuovi rischi dovuti a una maggiore incertezza geopolitica o economica sono stati evidenziati come motivi di aumento degli investimenti dal 28,2% delle Pmi e dal 33% delle enterprise.
Il budget aggiuntivo si presume possa aiutare le aziende ad affrontare problemi più importanti legati alla sicurezza informatica. Quest’anno, la metà (50,9%) delle aziende ritiene che i problemi legati alla protezione dei dati siano i più complessi. La seconda preoccupazione, evidenziata dal 33,5% degli intervistati, è il costo della protezione di impianti tecnologici sempre più complessi, seguito dai problemi legati all’adozione di infrastrutture cloud (35,8%).

“La continuità aziendale dipende dalla sicurezza delle informazioni”

“La continuità aziendale dipende sempre dalla sicurezza delle informazioni – commenta Ivan Vassunov, VP, Corporate Products di Kaspersky. Al giorno d’oggi, quando le infrastrutture diventano più complesse e gli attacchi informatici più sofisticati, le aziende stanno diventando più consapevoli della cybersecurity e comprendono meglio la necessità di proteggere ogni asset all’interno dell’azienda. Le normative statali sono un altro fattore importante che influenza la crescita dei budget destinati alla sicurezza It. Queste aziende sono tenute a proteggere loro operazioni e i loro dati, a volte le autorità di regolamentazione impongono normative più stringenti per l’intero mercato verticale o per il settore”.

Caro bollette: nel 2022 luce +108% e gas +57%

“Con il nuovo anno abbiamo assistito a buoni segnali sia per il costo dell’energia elettrica sia per il gas – spiega Mario Rasimelli, Managing Director Utilities di Facile.it -. Non bisogna, però, abbassare la guardia ed è bene continuare a monitorare i propri consumi e controllare periodicamente le offerte presenti sul mercato, così da identificare eventuali possibilità di risparmio”. 
Di fatto, secondo un’analisi di Facile.it, nel 2022, a parità di consumi, le famiglie italiane con contratto di fornitura nel mercato tutelato hanno speso per la sola bolletta elettrica 1.434 euro, vale a dire il 108% in più rispetto al 2021, e 1.459 euro per il gas (+57%). Ma il calo del prezzo della materia prima registrato a inizio 2023 potrebbe far ben sperare.

Sardegna sul podio per la spesa di energia elettrica

Complessivamente, quindi, tra luce e gas, nel 2022 gli italiani hanno ‘sborsato’ mediamente 2.893 euro a famiglia, rispetto ai 1.616 euro del 2021. Ma dove si è speso di più lungo lo Stivale? Focalizzandosi sulla sola energia elettrica, e analizzando i dati su base regionale, emergono differenze significative. Al primo posto si posiziona la Sardegna, area dove il consumo medio a famiglia rilevato nel 2022 è stato pari a 3.672 kWh. Considerando le tariffe dello scorso anno in regime di tutela corrispondono a un costo di 1.789 euro, ovvero il 24,7% in più rispetto alla media nazionale.

In Liguria, Piemonte e Trentino bollette luce più leggere

Consumi così alti si spiegano con l’assenza di fornitura gas in molte parti della Sardegna, situazione spesso compensata ricorrendo a dispositivi elettrici anche per il riscaldamento. Al secondo posto si posiziona la Sicilia, dove sono stati messi a budget mediamente 1.627 euro, per un consumo medio rilevato di 3.339 kWh. Ultimo gradino del podio per la Campania (1.519 euro, 3.118 kWh). Di contro, le aree dove i consumi di elettricità sono stati più contenuti, e quindi le bollette più leggere, sono Liguria (spesa media 1.176 euro per un consumo di 2.414 kWh), Piemonte (1.289 euro, 2.646 kWh) e Trentino-Alto Adige. Qui gli abitanti hanno pagato 1.314 euro (2.697 kWh).

Gas: Trentino, Emilia-Romagna e Lombardia hanno speso di più 

 
Anche sul fronte del gas le bollette sono differenziate a seconda dei consumi medi rilevati. Dall’analisi emerge che se sul fronte dell’elettricità gli abitanti del Trentino-Alto Adige sono tra i più fortunati, va molto peggio per il gas, tanto che lo scorso anno hanno pagato il conto più salato: mediamente 1.729 euro, +18,5% della media nazionale, per un consumo di 1.352 smc. Seguono l’Emilia-Romagna, dove il consumo medio a famiglia è stato di 1.287 smc, per un costo complessivo di 1.646 euro, e la Lombardia (1.639 euro, 1.282 smc). Per la graduatoria nel senso opposto, invece, è la Campania la regione dove le famiglie hanno speso meno: mediamente 1.009 euro (789 smc), seguita da Lazio (1.021 euro, 799 smc), e Sicilia (1.045 euro, 817 smc).