Mese: Giugno 2022

Stampanti: le inkjet fanno risparmiare 1,3 milioni di tonnellate di CO2

Per un futuro a emissioni zero è necessario che il consumo energetico mondiale associato all’uso dei vari dispositivi diminuisca drasticamente: servirebbe infatti una riduzione media del 25% entro il 2030 e del 40% entro il 2050.
Le stampanti con tecnologia a getto d’inchiostro potrebbero ridurre le emissioni di energia di oltre il 50% rispetto ai livelli attuali, risparmiando 1,3 milioni di tonnellate di anidride carbonica (CO2) all’anno. La tecnologia inkjet può infatti consumare fino al 90% in meno rispetto alle soluzioni laser. In pratica, se tutti passassero alle stampanti inkjet le emissioni di energia diminuirebbero del 52,6% rispetto ai livelli attuali. Un po’ come se sulle nostre strade circolassero 280.000 auto in meno all’anno. È quanto emerge da una ricerca commissionata da Epson e svolta dal professor Tim Forman dell’Università di Cambridge. 

Verso la neutralità climatica

“Questa ricerca dimostra che per la stampa è possibile un futuro net-zero, a condizione che vengano adottate soluzioni più efficienti in termini di consumo energetico, a casa come in ufficio, e che si riducano le emissioni di anidride carbonica associate alla produzione di questi dispositivi – dichiara Tim Forman -. Per evitare che il cambiamento climatico abbia conseguenze sempre più drammatiche, è importante continuare a migliorare l’efficienza energetica delle apparecchiature e ridurre i consumi necessari per la loro produzione. L’analisi dell’Agenzia Internazionale per l’Energia (IEA) dimostra che la mancata realizzazione di uno scenario di decarbonizzazione net-zero nel settore degli elettrodomestici potrebbe comportare un aumento del 100% nella frequenza di ondate di calore estremo e un aumento del 40% della siccità”.

Un invito all’azione

Secondo Forman, sono tre i modi per attuare un cambiamento collettivo. Innanzitutto, puntare sull’innovazione tecnologica. Con la crescente diffusione di apparecchiature la riduzione delle emissioni di anidride carbonica dipenderà dal miglioramento degli standard di efficienza e dalla riduzione dell’intensità energetica legata alla produzione.
È inoltre necessaria una maggiore collaborazione a livello internazionale per promuovere l’utilizzo di apparecchiature più efficienti e migliorare il quadro per l’etichettatura dell’efficienza energetica. L’obiettivo è accelerare i tempi di eventuali piani d’azione, e ridurre i costi per i dispositivi più efficienti.

Adottare nuovi comportamenti

Se ognuno di noi farà la propria parte, l’impatto positivo sul pianeta può essere significativo. Scegliendo la tecnologia a freddo, è possibile ridurre consumi energetici ed emissioni di gas serra. “Stiamo senza dubbio affrontando una crisi climatica mondiale e il futuro è nelle nostre mani – commenta Henning Ohlsson, Director of Sustainability di Epson Europe -. Possiamo controllare il modo in cui consumiamo l’energia e rendere il mondo un luogo migliore, dispositivo dopo dispositivo. La tecnologia inkjet è al momento la scelta più eco-sostenibile e anche i cambiamenti più piccoli possono fare una grande differenza nella protezione del permafrost”.

Artigiani superpagati e supercontesi: le imprese non li trovano

La denuncia arriva dall’Unione artigiani: molti artigiani del legno e del mobile e relativi mestieri, nonostante siano superpagati, sono introvabili, e le imprese se li contendono a suon di aumenti di stipendio. Soprattutto i falegnami ebanisti. Si tratta di quelli ‘bravi’, che sanno partire dalle misure, dalla scelta delle tavole di legno per arrivare alla realizzazione del prodotto finito e personalizzato. E che devono sapersi relazionare non solo con i clienti finali, ma anche con architetti e designer, ingegneri, ed esperti di materiali ecosostenibili, prototipazione e domotica, verniciatori e cucitrici, muratori, idraulici, imbianchini ed elettricisti. E poi devono avere competenze di Cad e Cnc.
Ma le imprese non riescono a trovarli.

Tappezzieri e cucitrici hanno già il posto fisso fin da quando si iscrivono al corso

Certo, esistono i corsi, ma ogni impresa forma sul campo queste figure affiancandole ai maestri. Molto spesso sono i familiari dei titolari, inseriti in un percorso di passaggio generazionale che però non sempre riesce. Esistono molte opportunità di lavoro anche per coloro che si mettono in proprio. I tappezzieri e le cucitrici sono, ad esempio, rispettivamente gli esperti degli imbottiti e delle cuciture di divani, cuscini, tende e altro, e hanno già il posto fisso dal momento in cui si iscrivono al corso.
Eppure a oggi, al Cfp Terragni di Meda, cuore del distretto del mobile brianteo, al corso da tappezziere si sono iscritti direttamente dalla terza media solo tre ragazzi.

Il mercato di massa è in gran parte in mano a dopo-lavoristi o pensionati

E in un clima di imprese sempre più green molto gettonati sono anche gli esperti di produzione sostenibile, presenti e molto richiesti dalle grandi imprese del mobile. A loro la responsabilità di scegliere i materiali, innovare i processi produttivi, selezionare e formare gli artigiani conto terzisti con un impatto molto incisivo su tutta la filiera. Ma c’è carenza anche di restauratori di mobili. I tecnici esperti hanno lavori spesso affidati da facoltosi proprietari e committenze pubbliche, ma il mercato di massa è in gran parte in mano a dopo-lavoristi o pensionati.

In pochissimi lavorano ancora manualmente

Un professionista poco noto poi è il carteggiatore, un esperto in grado di rendere la superficie del legno nuda, uniforme, liscia e pronta per trattamenti e rifiniture. In pochissimi lavorano ancora manualmente, solo per pezzi unici ed esclusivi. Mancano poi i montatori. Le imprese artigiane consegnano e montano direttamente i mobili nelle case dei clienti, ma la media-grande distribuzione oggi esternalizza il servizio a costi sicuramente competitivi e condizioni economiche spesso insostenibili per gli operatori, costretti a lavorare di corsa e a cottimo.
“Nel mondo del legno-arredo l’artigianato offre possibilità straordinarie – spiega il segretario generale di Unione Artigiani Marco Accornero -. Dobbiamo ripartire dalle scuole dell’obbligo e lanciare una grande campagna per incentivare i ragazzi a scegliere i mestieri artigiani”.