Il futuro dello smart working secondo le imprese del milanese

Lo smart working, il lavoro a distanza, è diventato una quasi normalità dall’inizio della pandemia, anche nel nostro Paese dove era una modalità poco praticata. Una modalità di lavoro, quella da remoto, che è stata adottata moltissimo nella prima ondata dell’emergenza, ovvero quella dei lockdown più restrittivi, ma che sta ritornando in auge anche ora con la variante Omicron. Al momento, infatti, molte imprese del settore privato sono ritornate ad aumentare nuovamente il numero di dipendenti in smart-working. A metà gennaio, secondo il sondaggio Ipsos condotto per Confesercenti, il 48% dei dipendenti del settore privato era già in smart-working o prevedeva di tornarci a breve. Una quota talmente elevata da avere un forte impatto sui pubblici esercizi nei centri città e nei quartieri di uffici, che Confesercenti stima in da noi 850 milioni di euro al mese di minori consumi.

Che fine farà il remote work per le aziende?

Per scoprire quali siano le prospettive del lavoro da remoto da parte delle imprese dopo due anni di pandemia, il sondaggio Ipsos “Le imprese milanesi ai tempi del Covid” – condotto per Laboratorio Futuro dell’Istituto Toniolo – ha indagato le opinioni di aziende e lavoratori milanesi in merito allo smart-working ai tempi del Covid-19. Le principali evidenze sono che Il 43% delle aziende di Milano e provincia non ritiene possibile lo smart-working. Si tratta in questo caso di aziende di piccole dimensioni, localizzate nella provincia di Milano e operanti nel settore del commercio. Inoltre, il 47% delle aziende ritiene che lo smart-working sia applicabile solo per alcune funzioni e livelli aziendali.

Smart working promosso, reclutamento a distanza no  

Ma come hanno giudicato l’esperienza dello smart working le aziende intervistate? Su una scala da 1 (pessimo) a 10 (eccellente), la valutazione media complessiva dell’esperienza dello smart-working, espressa dalle aziende coinvolte nell’indagine, è pari a 6,64. Le aziende più soddisfatte sono quelle dei comuni della prima fascia, di grandi dimensioni, nel settore del commercio.
Il reclutamento a distanza ha riguardato il 71,1% delle aziende e la valutazione media di questa esperienza è negativa, infatti il 78,6% dichiara che non farà ricorso al reclutamento a distanza in futuro. Invece, per quanto riguarda lo stage a distanza, l’8% del campione intervistato ha fatto questa esperienza e solo il 2,7% intende proseguirla. Su una scala da 1 (pessimo) a 10 (eccellente), la valutazione media complessiva dell’esperienza dello smart-working, espressa dalle aziende intervistate, è pari a 6,64. Le aziende più soddisfatte sono quelle dei comuni della prima fascia, di grandi dimensioni, nel settore del commercio.