Sanità digitale, la spesa cresce ma la digitalizzazione è ancora frammentata

In Italia la spesa per la sanità digitale cresce del 5%, ma mancano le competenze digitali e le infrastrutture per la gestione dei dati. Se la pandemia ha spinto la diffusione di strumenti digitali nel settore della sanità, con cittadini, medici e strutture sanitarie che ora li utilizzano di più, soprattutto per la telemedicina, il processo di digitalizzazione del sistema sanitario italiano è ancora frammentato. Per questo è necessario attuare partnership tra pubblico e privato, soprattutto per cercare di creare progetti che vadano a rendere operativi quelli che sono gli stanziamenti del PNRR, pari a circa 10 miliardi per la medicina territoriale e altri10 per gli ospedali. Di questo si è parlato nella seconda giornata della Winter School 2022 di Pollenzo, durante l’incontro dal titolo ‘Oltre la logica dei silos per un’offerta integrata di salute’, organizzata da Motore Sanità, con il contributo di Siemens.

Ripensare processi e cambiare i modelli

Digitalizzare non significa trasferire un dato da una cartella cartacea a una computerizzata, ma ripensare processi e cambiare i modelli della sanità stessa puntando soprattutto sulla prossimità al paziente – spiega Alessandra Poggiani, Director of Administration della Fondazione Human Technopole -. Digitalizzare la sanità significa infatti soprattutto supportare il paziente per prevenirne le patologie, “anche attraverso un monitoraggio che oggi la tecnologia rende semplice e immediato”, aggiunge Poggiani.
Un altro potenziale della digitalizzazione sanitaria è la possibilità di avere un accesso semplice, immediato e standardizzato ai dati,” utile a fornire ai decisori politici un quadro informativo migliore per definire politiche di sanità pubblica potenzialmente più efficaci”, aggiunge Poggiani.

Puntare su lavoro a distanza e robot

Quanto alle soluzioni di remotizzazione, possono colmare lunghe distanze, e nell’attuale contesto sanitario il lavoro a distanza è di particolare rilevanza. Può infatti “aiutare a mantenere una distanza di sicurezza da potenziali pazienti infetti e ottimizzare le procedure”, afferma Patrizia Palazzi, Strategic Sales Expert Siemens Healthineers.  Le soluzioni di robotica in interventistica sono in grado di ridurre la dose di radiazioni all’operatore fino al 95% e ridurre fino al 53% il tempo di esecuzione dei trattamenti.
“Il lavoro a distanza nel settore sanitario – sottolinea Palazzi – è emerso come uno dei più efficaci modi per mitigare i tassi di infezione da coronavirus, accedere alle competenze mediche necessarie, massimizzare le risorse, semplificare il trattamento dei pazienti e consentire ai dipendenti di continuare a lavorare anche in quarantena e da casa”.

AI e big data supportano la governance del SSN

“Nell’attuale variegato panorama di flussi informativi e di enti risulta fondamentale avvalersi di sistemi tecnologici avanzati capaci di armonizzare e integrare dati di diversa tipologia e provenienza, superando la classica gestione ‘a silos’ – commenta di David Vannozzi, Direttore Generale CINECA -. In questo contesto, reso ancora più urgente dalla pandemia, ha preso il via un accordo tra CINECA e Ministero della Salute. Il progetto prevede lo sviluppo di soluzioni basate su tecniche di AI e analisi di big data che consentano l’integrazione dei dati, a supporto della governance nel Sistema sanitario nazionale”.