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Come saranno le vacanze degli italiani nell’estate 2021?

Se il 67% degli italiani nei prossimi mesi andrà in vacanza l’85% rimarrà in Italia, e una quota importante prenoterà all’ultimo momento, poco prima di partire (43%). Rimane comunque un 23% che probabilmente quest’anno non andrà in vacanza. Tra le motivazioni, soprattutto la paura per il rischio di contagio (43%), ma tra le ragioni indirettamente collegate alla pandemia, emerge la motivazione economica: il 32% non andrà in vacanza per non doverne affrontare i costi, soprattutto nella fascia d’età 50-64 anni, dove chi è frenato dai motivi economici sale al 43%. Si tratta di alcune evidenze emerse dalla ricerca condotta da BVA Doxa sulla propensione a viaggiare nel 2021.

Bisogno di vacanza, soprattutto al mare

Il 47% degli italiani dichiara di avere bisogno di una vacanza ancora più che in passato, soprattutto a causa delle conseguenze, fisiche e psicologiche, della pandemia. Ad ammetterlo sono soprattutto le donne (50%) e i giovani tra i 25 e i 44 anni (54%). Ma nel pianificare le proprie vacanze, il 29% cercherà di prendere in considerazione mete e periodi meno frequentati, il 21% prediligerà le mete più vicine a casa, e il 20% terrà conto della minore disponibilità economica.

Alcune preferenze però rimangono stabili. Decisamente chiara è la preferenza per le località di mare (74%), anche se il 15% sceglierà una vacanza itinerante, il 13% visiterà una città d’arte e il 10% si recherà in piccoli borghi.

Le ferie si organizzano online

Emerge il digital come strumento a cui affidarsi per la ricerca di informazioni e per l’organizzazione della vacanza: a oggi, il 40% degli italiani cerca località o informazioni su siti o blog di organizzazioni o strutture, soprattutto i più giovani. Quasi a pari merito la quota di chi legge recensioni online di altri turisti (39%) o che si affidano ai consigli di parenti o amici (35%). Una quota minore, ma comunque significativa, si affida invece ad articoli o riviste a tema viaggio e vacanze che capita di leggere (19%), soprattutto i Boomers.

Scegliere l’Italia per sostenere la ripresa

Tra gli italiani che quest’estate si sposteranno per andare in vacanza l’85% dichiara che resterà in Italia, a supporto del fatto che il contesto pandemico è un forte driver d’influenza nella scelta della tipologia di vacanza. Se infatti per il 26% viaggiare in Italia è una consuetudine consolidata già prima della pandemia, il 53% lo fa per sostenere l’economia italiana, o perché crede che sia un’opportunità per conoscere il nostro Paese. E ancora, il 36% ammette che rimanere in Italia è un modo per fare una vacanza più semplice e rilassante rispetto ad andare all’estero, tanto che il 33% si sente più sicuro a rimanere entro i nostri confini a causa della situazione instabile. Solo il 9% vive il fatto di rimanere in Italia come “una costrizione”, una quota che però sale tra i giovanissimi (19%), evidentemente più spinti dalla voglia di recarsi all’estero.

 

La scelta delle migliori lampade artistiche per arredare una casa

La scelta di lampade artistiche per casa deve tener conto di colori, di stili e di materiali che sono tutti in grado di fare la differenza. Come è noto, il mercato offre numerose alternative e quindi fare la scelta giusta talvolta può risultare complicato.

Al di là dei gusti personali, bisogna fare particolare attenzione a come è arredato lo spazio circostante e poi a quali sono gli aspetti che si vogliono mettere in risalto. Bisogna valutare tutti i punti strategici, gli arredi preesistenti ed anche le dimensioni della stanza. Ecco alcune idee per la scelta delle lampade di design!

Come scegliere una lampada artistica

Per scegliere una lampada artistica, innanzitutto bisogna capire bene qual è il posto in cui si vogliono posizionare i punti luci e la tipologia preferita. Volete scegliere un punto luce, un lampadario o una lampada? Ebbene, ogni soluzione di arredo può essere giusta oppure no a seconda dell’ambiente circostante.

Ad esempio, se volete posizionare una lampada di design all’interno della cucina, allora bisogna trovare una soluzione che sia poco ingombrante perché si tratta di un ambiente che già di per sé è ricco di arredi ed oggetti di vario genere.

Magari, è consigliabile optare per una soluzione che possa occupare poco spazio oppure che scenda dal soffitto. L’effetto sarà di certo spettacolare, soprattutto se si opta per una soluzione in grado di dare leggerezza e volume allo stesso tempo.

Altre idee di lampade artistiche in casa

Tra le altre idee per arredare con lampade artistiche, ve ne sono alcune preziose. Potete scegliere ad esempio, quelle da mettere in soggiorno che magari possono avere un volume più ampio. Inoltre, potrebbe essere anche interessante sceglierle con delle insenature in vetro, oppure, optare per delle lampade di design dai colori più disparati.

Anche i metalli, rappresentano una svolta in tal senso. Si può anche decidere di donare ai propri ambienti un tocco vintage che renderà l’arredo del vostro soggiorno ancora più particolare!

Perché usare il codice sconto per lo shopping online

Il Codice Sconto è conosciuto anche con il nome di codice promozionale, coupon o voucher ed è un buono alfanumerico che da qualche anno è entrato a far parte della quotidianità degli utenti Internet complice la diffusione degli ecommerce. A differenza dei buoni cartacei, i codici sconto sono numeri e lettere da inserire nel carrello dei principali marketplace italiani ed internazionali per vedersi riconosciuta una riduzione dell’importo da pagare.

Le origini del codice sconto

La pratica del codice sconto ha origine nei primi anni del 2000 in concomitanza con la nascita del commercio elettronico. Successivamente i codici sconto sono stati portati al successo da portali come Groupon, che nel periodo 2008-2010 era uno dei principali operatori internazionali. Dopo una fase iniziale, anche gli e-commerce internazionali hanno iniziato ad emettere codici sconto per gli acquisti e questa pratica si è diffusa rapidamente anche in Italia.

Il codice sconto tipico è formato da una combinazione alfanumerica che l’utente applica nel carrello della spesa, inserendola in un apposito box quando fa acquisti sul negozio online preferito. Il codice viene immediatamente riconosciuto e applicato dal portale, assicurando così il risparmio desiderato.

Dove si trovano i codici sconto

Chi è alla ricerca di un codice sconto ha vari modi a disposizione per ottenere codici promozionali tramite Internet. Vediamo quali sono i due maggiormente utilizzati dai risparmiatori.

  1. Codici sconto sul sito del negozio online

Il primo modo per ottenere il codice sconto è trovarlo direttamente sullo shop online con cui si vuole effettuare l’acquisto. La maggior parte degli ecommerce inviano abitualmente codici promozionali agli utenti che si sono registrati o iscritti alla newsletter o si possono trovare tali coupon direttamente sul sito web dell’ecommerce.

  1. Codice sconto sui portali specializzati di coupon

Grazie al successo dei codici sconto sono nati anche in Italia portali specializzati nell’offerta di codici promozionali, come nel caso di Sconti e Buoni. Questi siti raccolgono, elencano e aggiornano in continuazione i coupon sconto di centinaia di negozi italiani. Non mancano i casi di voucher esclusivi offerti direttamente dal negozio online per i clienti di un determinato sito Internet.

Come vedi anche in Italia si è affermato il sistema del codice sconto ed oggi i clienti dei negozi e gli appassionati di shopping online non devono più aspettare festività e Black Friday per fare acquisti risparmiando. Scopri i migliori codici sconto su ScontieBuoni.it e acquista anche tu online al miglior prezzo!

La pandemia rallenta il mercato delle acque minerali

Il settore italiano delle acque minerali è una delle eccellenze del food & beverage italiano. Lo dimostrano i tassi di crescita delle vendite all’estero: secondo l’Osservatorio Nomisma delle acque minerali e termali, il Mineral Water Monitor, tra il 2010 e il 2019 l’export di acque minerali italiane è raddoppiato a valore: +101%. Dopo quasi dieci anni di crescita ininterrotta l’export però ha subito una battuta d’arresto, registrando una contrazione pari all’11%. A rallentare però è anche il mercato interno: la pandemia da Covid-19 ha infatti mutato il modello di consumo degli italiani, portando al crollo delle vendite nel canale Horeca, la stazionarietà delle vendite nella Gdo, e al contempo, al raddoppio del giro d’affari dell’e-commerce.

Francia, Fiji e Georgia i competitor, Usa e Francia i principali importatori

Se l’Italia si posiziona al secondo posto tra i Paesi esportatori, con 539 milioni di euro di export nel 2020, tra i top exporter mondiali ci sono anche la Francia, al primo posto (651 milioni), le Fiji (121 milioni nel 2019), e la Georgia (101 milioni). Quanto all’export, negli ultimi anni l’Italia ha accresciuto la propria quota di mercato, confermando la leadership soprattutto negli Stati Uniti, dove detiene un market share del 41%, grazie soprattutto all’export di acqua minerale frizzante. Gli altri principali importatori delle acque del Bel Paese sono la Francia, dove detiene una quota di mercato dell’84%, la Germania, la Svizzera e il Regno Unito.

La situazione sul mercato interno

Secondo i dati NielsenIQ, partner Nomisma nell’Osservatorio, il 2020 si è chiuso con una stazionarietà nel settore della Gdo, che sul fronte dei valori registra un calo delle vendite pari a -0,2%, mentre su quello dei volumi registra un leggero incremento (+1,6%). Si riducono le vendite delle acque gassate (-1,3%) e lievemente gassate (-1,5%), mentre aumenta l’acquisto delle acque lisce (+1,8%), e delle effervescenti naturali (+5,0%), l’unica categoria che mostra un incremento delle vendite anche in valore (+5,6%). Quanto al canale Horeca, canale di riferimento soprattutto per le acque di fascia medio-alta e confezionate in vetro, le vendite stanno soffrendo particolarmente a causa delle chiusure (o dei limiti di orari) di bar e ristoranti, della riduzione dei flussi turistici e dell’incremento dello smart working, che porta le persone a ridurre le pause pranzo fuori dall’ufficio.

L’e-commerce raddoppia il giro di affari

Se la Gdo risulta stazionaria, non si può dire lo stesso del canale e-commerce, che in seguito al Covid, ha raddoppiato il giro di affari. Le restrizioni agli spostamenti durante il lockdown e la possibilità di ricevere la spesa direttamente a casa hanno fortemente incentivato le vendite online, tra il che tra il 2019 e il 2020 sono raddoppiate, sia in termini di quantità (+94,5%) sia in termini di volume (+92,5%). Tuttavia, il peso dell’e-commerce sull’off-trade (Gdo e retail) risulta ancora marginale, e rappresenta appena il 2% del totale.

Aziende farmaceutiche, gli italiani le promuovono

Le aziende farmaceutiche sono viste bene o male dai cittadini italiani? Tutto sommato, nella percezione dell’opinione pubblica se la cavano con un’ampia sufficienza, tanto che 7 nostri connazionali su 10 le promuovono. Per esplorare più nel dettaglio il rapporto fra italiani e aziende farmaceutiche, Alnylam Pharmaceuticals ha realizzato con la collaborazione di Quorum/YouTrend l’indagine ‘L’industria farmaceutica. Conoscenze, percezioni dopo un anno di pandemia’. Il voto? Un bel 7, con un’opinione complessivamente positiva da parte degli utenti.

Bene comune o profitto?

Ecco qualche percentuale interessante emersa dalla ricerca, condotta attraverso oltre 1.500 interviste per esplorare il sentiment generale sulle imprese del farmaco. Emerge che il 71,8% ha un’opinione positiva delle aziende farmaceutiche soprattutto perché consapevoli degli investimenti in ricerca e sviluppo (35,2%) e perché convinti che le industrie producano farmaci affidabili e sicuri (32,1%). La percezione di chi ha espresso un’opinione negativa (21,6%), invece, è legata al pensiero che le aziende farmaceutiche guardino prima di tutto al profitto (81,3%) e che manchino di responsabilità sociale (44,7%).

Gli italiani non sanno proprio tutto

La nota che accompagna l’indagine esplora anche il rapporto fra spesa sanitaria nazionale e spesa farmaceutica, evidenziando però che solo poco più della metà degli intervistati (50,7%) è a conoscenza che il prezzo dei farmaci in Italia è stabilito da una negoziazione tra le aziende farmaceutiche e Agenzia italiana del farmaco (Aifa), una percentuale leggermente maggiore (+6,6%) rispetto a quanto emerso nel 2019. In particolare, gli italiani continuano a sovrastimare in larga maggioranza (54,6%) l’incidenza del costo dei farmaci sulle spese del Servizio sanitario nazionale, ritenendola ben superiore al reale 20% circa del Fondo sanitario nazionale (+4,3% rispetto al 2019). “Una percezione generica di spesa fuori controllo, che permane a fronte di un’insufficiente conoscenza del contesto, oltre che di preconcetti sedimentati”, è l’analisi dei promotori dell’indagine. Ancora – rilevano – in Italia non è ancora così diffusa la consapevolezza dell’esistenza di diverse tipologie di farmaci che, proprio perché differenti e frutto di investimenti specifici in Ricerca e Sviluppo, hanno un valore e un costo diverso per cittadini e Ssn. Meno del 30% del campione, per esempio, sa cos’è un farmaco orfano e appena poco più del 50% comprende cosa significa farmaco innovativo.

I preconcetti, anche sui vaccini

“Oggi si parla moltissimo di vaccini a mRna, anticorpi monoclonali e più in generale di terapie innovative – ha dichiarato ad Adnlkronos Massimo Bertelli, GM Alnylam Italia – soprattutto a fronte di un nuovo e più ampio concetto di autodeterminazione della cura. Altrettanto chiaramente emerge però come l’interesse verso questi argomenti sia minato da preconcetti, ovvero come ancora manchi una reale volontà di comprendere appieno le dinamiche del mondo farmaceutico e più in generale del mondo salute. E’ tuttavia confortante sottolineare che lo stesso campione oggetto della ricerca, messo a conoscenza dei meccanismi in essere di controllo della spesa sanitaria e negoziazione del prezzo dei farmaci, cambia atteggiamento verso il settore”.

Nel 2020 la domanda di lavoro è in calo del -30%

Circa 1,4 milioni di contratti di lavoro in meno, inclusi quelli stagionali e di collaborazione. Nel 2020 la crisi da Covid-19 ha frenato i programmi di assunzione delle imprese, generando un calo del 30% rispetto al 2019. La flessione dei piani di assunzione ha toccato un po’ tutti i settori industriali, ma è stata più marcata nella filiera dell’accoglienza e della ristorazione, con un -40,7% per gli ingressi previsti, e in alcuni comparti di punta del Made in Italy, come la moda (-37,9%). Lo evidenzia il Bollettino 2020 del Sistema Informativo Excelsior di Unioncamere e Anpal, che ha eseguito il monitoraggio annuale dei flussi di entrata nelle imprese e delle competenze richieste dal mercato del lavoro.

Le imprese rispondono introducendo cambiamenti difficilmente reversibili

Secondo i dati Unioncamere flessioni più contenute si registrano nel settore delle costruzioni (-15,9%), nella sanità e nei servizi sociali privati (-17,1%), e nella filiera agro-alimentare (-19,7%). Nonostante la contrazione dell’occupazione, sale però al 30% la difficoltà di reperimento dei profili ricercati (contro il 26% del 2019) a causa della mancanza di candidati o della preparazione inadeguata degli stessi.

“La domanda di lavoro pianificata nel 2020 dalle imprese con dipendenti, pari a 3,2 milioni di unità, riflette dunque gli effetti della grave crisi pandemica, a cui le imprese hanno risposto introducendo cambiamenti difficilmente reversibili e innescando un’accelerazione anche in diversi aspetti della trasformazione digitale”, spiega Unioncamere.

Investire sulla trasformazione digitale

A quanto risulta dal report di Unioncamere, poi, oltre 4 imprese su 10 che hanno investito in trasformazione digitale hanno puntato sulle modifiche dei modelli di business, con l’adozione di strumenti di digital marketing nel 16% dei casi in più rispetto al periodo pre-Covid. Aumentano poi le aziende che hanno puntato sulle innovazioni organizzative, con l’ampia diffusione nell’utilizzo dello smart working (+17%), o sotto l’aspetto prettamente tecnologico, con l’acquisizione di reti ad alta velocità, sistemi cloud e big data analytics (+10%).

Puntare su figure sempre più specializzate

Saranno quindi proprio le competenze digitali, richieste al 60,4% dei profili ricercati nel 2020, uno dei principali driver su cui faranno leva le imprese per gestire la fase di recupero che si aprirà nei prossimi mesi. Per 8 posizioni di lavoro su 10 sono state poi richieste competenze green, che costituiscono un altro fattore strategico di competitività a livello trasversale. In ogni caso, riporta Adnkronos, per affrontare la complessità delle sfide in atto le imprese puntano su figure più specializzate, per le quali nel 67,7% dei casi viene richiesta esperienza.

Funzionamento e impiego degli spettrometri

Uno spettrometro è uno strumento indispensabile per l’analisi di materiali e metalli. Grazie a questo importante strumento è possibile combinare accuratezza ed efficienza con tempistiche di lavorazione davvero veloci.

I campi di applicazione di uno spettrometro

Uno spettrometro offre una vasta possibilità di campi di applicazione: esso può essere adoperato per misurazioni all’interno dell’area in cui avviene la produzione, direttamente in un cantiere o in qualsiasi altro luogo. Il passaggio da un luogo all’altro e l’eventuale cambio di temperatura non sono un problema per questo tipo di strumento, grazie alla termocamera stabilizzata di cui sono dotati, ed inoltre è necessaria una sola persona per il trasporto ed il funzionamento dell’intera attrezzatura.

Grazie ai moderni spettrometri commercializzati da Optoprim è possibile ottenere analisi di alta precisione ed un controllo rapido delle sostanze che compongono un determinato materiale. Ogni spettrometro è progettato per un particolare tipo di utilizzo, e per ogni attività di analisi c’è a disposizione l’attrezzatura più adeguata per ottenere l’analisi desiderata in breve tempo.

Uno strumento in grado di migliorare la qualità del lavoro

Parliamo di un prodotto che consente dunque di migliorare notevolmente la qualità del prodotto finito, grazie alle tecniche di misura e analisi che consentono di riuscire facilmente a identificare e classificare composti in materiali di ogni tipo, siano essi organici o meno.

Sul sito di Optoprim puoi visionare diversi modelli di spettrometri, camere iperspettrali e sorgenti di luce in base a quelle che sono le tue necessità. L’azienda, operativa dal 1994, offre supporto ai propri clienti e aiuta ad individuare quella che è l’attrezzatura tecnologica più opportuna in base alla tipologia di utilizzo che se ne intende fare.

Tra i prodotti di questa nicchia, sul sito ufficiale Optoprim è possibile visionare spettrometri AOTF per analisi di processo, camere spettrali, sorgenti di luce, spettrometri palmari per illuminotecnica e diverse altre tipologie di spettrometri ottici, tra i quali certamente non sarà difficile individuare quello maggiormente in grado di soddisfare le proprie necessità.

Dipendenti pubblici e smart working, chi vuole tornare in ufficio?

Divenuto obbligatorio a partire da febbraio lo smart working è stato una novità assoluta per oltre un terzo delle amministrazioni pubbliche italiane. E da quanto emerge da un’indagine di Fpa, società del gruppo Digital360, il bilancio del lavoro agile è positivo per il 93,6% dei dipendenti pubblici intervistati, che vorrebbero proseguire con lo smart working anche dopo l’emergenza coronavirus.

“Se una volta tornati alla normalità almeno il 40% dei dipendenti pubblici dovrà adottare una modalità di lavoro agile, questi si dicono pronti – sottolinea la ministra della PA, Fabiana Dadone -. Ma per la maggior parte, il 66%, il lavoro da casa deve essere integrato con rientri in ufficio organizzati e funzionali”.

Per l’87,7% si tratta di un’esperienza completamente nuova

Oggi il 92,3% dei dipendenti della Pa sta lavorando in modalità smart, e per l’87,7% di loro si tratta di un’esperienza completamente nuova, per cui hanno dovuto utilizzare pc, cellulari e connessioni internet personali, spesso condividendo lo spazio in cui lavorano con altri famigliari, e senza ricevere una formazione specifica sul lavoro da remoto. Eppure, il bilancio dello smart working forzato è assolutamente positivo. L’88% dei dipendenti giudica l’esperienza di successo e il 61,1% ritiene che questa modalità, basata sulla flessibilità e la cooperazione all’interno degli enti, e nei rapporti con i cittadini e le imprese, prevarrà anche una volta finita la fase di emergenza, riporta Agi.

Organizzare e programmare meglio il proprio lavoro

“L’emergenza Covid19 ha portato un’adozione massiva e rapida dello smart working nella Pa, che può essere il punto di partenza per ridisegnare il futuro del lavoro pubblico”, commenta Gianni Dominici, direttore generale di Fpa.

Lo smart working ha infatti permesso al 69,5% del personale della Pa di “organizzare e programmare meglio il proprio lavoro”, al 45,7% di “avere più tempo per sé e per la propria famiglia”, al 34,9% di “lavorare in un clima di maggior fiducia e responsabilizzazione”.

In 7 casi su 10 è stata assicurata totale continuità al lavoro, e per il 41,3% dei lavoratori l’efficacia è migliorata, mentre per un altro 40,9% è rimasta analoga. Inoltre, per più del 50% la relazione con i colleghi è invariata, e per il 20% addirittura migliorata.

“Infranti stereotipi e pregiudizi”

“Perchè lo smart working diventi effettivamente una nuova modalità di organizzazione del lavoro nella Pa – aggiunge Dominici – ora è necessario ripensare i processi di lavoro, definire puntualmente obiettivi e risultati individuali e fare formazione specifica sull’uso delle tecnologie e degli strumenti di comunicazione, come consigliano gli stessi dipendenti pubblici”.

Insomma, pur se avvenuta in modo spesso improvvisato, l’applicazione dello smart working nella Pa ha dimostrato un’efficacia inaspettata, “infrangendo stereotipi e pregiudizi e dimostrando che un diverso modo di lavorare nella Pa non solo è possibile – afferma Mariano Corso, presidente P4I, società di Advisory del gruppo Digital360 e responsabile dell’Osservatorio – ma può portare grandi benefici per le amministrazioni, i lavoratori e la società nel suo insieme”.

Dipendenti felici e fedeli? Sì, con training e flessibilità

Il mondo del lavoro cambia continuamente, complici anche le nuove tecnologie, e contestualmente cambiano le aspettative dei lavoratori. Quali sono, quindi, gli assetti strategici per un’azienda al fine di attrarre e mantenere i propri dipendenti? Gli esperti non hanno dubbi: il teorema del dipendente felice è dato dal giusto mix fra work life balance, smart working e formazione. Insomma, un buon equilibrio fra vita privata e lavoro. A fornire tutte questi indicazioni è il Job Confidence Index di PageGroup, società leader mondiale nel recruitment con i brand Page Executive, Michael Page e Page Personnel, che ha evidenziato quali siano le motivazioni che spingono una persona a cambiare ambiente di lavoro. I dati elaborati dalla società, in seguito alla somministrazione di 660 questionari in Italia ai candidati per opportunità professionali, evidenziano infatti che solo il 35% dei lavoratori è soddisfatto del proprio work life balance.

Flessibilità e smart working sempre più desiderati

Quando  l’equilibrio tra vita personale e professionale non c’è, spesso si cerca una nuova occupazione più affine alle proprie esigenze. Il 91% degli intervistati in cerca di lavoro vuole trovare una realtà in cui il work life balance venga rispettato e il 45% vorrebbe usufruire dello smart working. Inoltre, il 90% è alla ricerca di orari flessibili per gestire al meglio le attività extra-lavorative. Se da un lato l’interesse è rivolto all’equilibrio e al benessere sul luogo di lavoro, dall’altro ci si concentra molto sulla formazione. Infatti, dal Confidence Index è emerso l’interesse del 90% degli intervistati nei confronti di training e corsi di aggiornamento erogati dell’azienda, e del 46% verso l’accrescimento delle competenze. E proprio la formazione è uno degli aspetti su cui le aziende dovrebbero concentrarsi di più per tenersi stretti i dipendenti migliori.

Uno scambio reciproco

“È bene sottolineare che i benefici prodotti dal work life balance e dall’aggiornamento costante dei dipendenti rappresentano un do ut des” spiega Pamela Bonavita, Senior Executive Director di PageGroup. “Infatti, un lavoratore sereno e stimolato renderà sempre meglio sul posto di lavoro. Offrire ai lavoratori una maggior flessibilità e un miglior rapporto qualità vita-lavoro è quindi importante per l’azienda che vuole ottenere risultati positivi. Anche la formazione altamente professionalizzante rappresenta un beneficio non solo per i dipendenti ma anche per le aziende stesse. Per questo, tutte le nostre Academy sono tenute da docenti esperti affiancati dai nostri selezionatori, che seguono i tecnici ed i professionisti partecipanti in location selezionate ad hoc in funzione di temi ed argomenti che vengono affrontati”.

Negozio fisico o ecommerce? Un italiano su tre preferisce ancora il punto vendita reale

Anche se gli acquisti effettuati tramite il nostro smartphone e il nostro PC sono all’ordine del giorno per la maggioranza degli italiani, esiste ancora uno “zoccolo duro” che preferisce il negozio reale. E non si tratta di una percentuale così ridotta: circa il 33%, vale a dire che un nostro connazionale su tre continua a prediligere un punto vendita fisica all’e-commerce. Però, anche chi manifesta una forte affezione al negozio desidererebbe dei punti vendita differenti: li vorrebbe infatti ecologici, umani e piacevoli,  con strumenti digitali che permettano di personalizzare i prodotti e aiutino a risparmiare tempo, sfruttando alcuni dei vantaggi del canale online come punti di ritiro e servizi di consegna. L’identikit del negozio auspicato e futuribile è il frutto di uno studio Ipsos commissionato da Axis Communications, azienda specializzata nella videosorveglianza di rete.

Canali complementari, non nemici

Il canale di vendita digitale e quello reale nono sono poi così lontani nel cuore degli italiani. La ricerca mette in luce che per il 57% degli intervistati il negozio fisico e il sito internet sono complementari, mentre il 33% preferisce il negozio fisico e solo un 10% che predilige fare acquisti online. Il negozio fisico viene apprezzato per la possibilità di vedere e provare il prodotto (85%) e per la consulenza fornita dal personale di vendita (79%). Spiega il coesistere di questi due mondi Michela Zarino direttore Ricerca Market Strategy & Understanding di Ipsos: “Nonostante l’e-commerce sia assolutamente in crescita e lo sarà anche negli anni successivi, il punto vendita fisico continua ad avere un ruolo centrale, e gli shopper iniziano a considerare online e offline come complementari, quindi come due alternative che hanno a disposizione a seconda di quelli che sono i loro bisogni e le loro attese”.

Il ruolo della tecnologia e del rapporto umano

Tecnologia ed esperienza “reale” dovranno imparare a convivere in maniera sempre più stretta. Tra i fattori da non sottovalutare c’è lo showrooming, cioè l’allestimento del negozio: per un giovane su tre rappresenta un momento di piacere e divertimento, mentre l’82% degli intervistati ritiene l’atmosfera del punto vendita un elemento importante e in 3 casi su 4 apprezza se durante lo shopping c’è una musica adatta al proprio gusto.

“La tecnologia che nel prossimo futuro avrà più impatto è sicuramente la musica e poter personalizzare le playlist in funzione dell’area vendita in cui mi trovo, compresi i camerini” ha commentato Pietro Tonussi, Business Development Manager di Axis Communications. “Questo porta a una customer experience, a un tempo speso all’interno del negozio migliore e più tempo viene trascorso un negozio più alte sono le probabilità di vendita”. In sintesi, il negozio del futuro dovrà garantire non solo una shopping experience, ma anche e soprattutto  una human experience dove accoglienza e contatto umano giocano un ruolo fondamentale.