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Quali sono gli accessori di sicurezza in una piscina?

La sicurezza in piscina è una questione importante che non può essere in alcun modo posticipata, dunque un qualcosa di cui occuparci sin dal momento in cui decidiamo di far realizzare una piscina in giardino.

Infatti, gli incidenti in piscina possono purtroppo accadere in un attimo, e alcuni di questi possono avere conseguenze anche serie.

Per tale motivo, gli accessori per la sicurezza sono irrinunciabili per prevenire incidenti e garantire l’incolumità dei suoi fruitori, in particolare dei bambini.

Sicuramente ci sono alcuni dispositivi di sicurezza che meritano di essere presi in considerazione prima degli altri, e li abbiamo di seguito elencati evidenziandone l’utilità.

Coperture di sicurezza per piscine

Le coperture sono uno dei principali accessori di sicurezza per le piscine in acciaio o muratura. Le coperture di sicurezza sono progettate per prevenire incidenti, impedendo di entrare in acqua quando la vasca non viene utilizzata.

È possibile scegliere tra differenti tipologie di coperture di sicurezza, sebbene quelle più richieste siano quelle a binario, a pioli e con tapparelle. A prescindere dal tipo di copertura adottata, farne installare una significa già aver aumentato notevolmente il livello di sicurezza.

Recinzioni e barriere

Le recinzioni e le barriere sono un’altra soluzione pratica ed efficace per aumentare il livello di sicurezza in presenza di una piscina.

Queste strutture sono progettate per creare una barriera fisica intorno alla piscina, impedendo così a chiunque di potersi avvicinare al bordo vasca se non autorizzato.

Questo tipo di soluzione è particolarmente importante per la sicurezza dei bambini, dato che impedisce loro di potersi avvicinare alla piscina senza la supervisione di un adulto.

Scalette e corrimano

Le scalette e i corrimano sono degli utili accessori in grado di facilitare l’accesso e l’uscita dalla piscina. Questi elementi vengono installati proprio per fornire un supporto sicuro e stabile per le persone quando entrano o escono dalla vasca, ed il loro ruolo non è secondario in quanto consentono di evitare scivolamenti e cadute.

Sistemi di illuminazione

Anche un buon sistema di illuminazione può essere ritenuto una soluzione adeguata per garantire la sicurezza in piscina. Le luci a led ad esempio, sono in grado di fornire una buona visibilità del fondo della piscina anche di notte, così come delle pareti laterali.

Molto importante inoltre è notare come un’adeguato sistema di illuminazione consenta di ottenere interessanti effetti luminosi utili a rendere l’atmosfera più particolare e accogliente.

Centralina per il dosaggio del PH

La centralina per il dosaggio del PH è probabilmente uno dei sistemi di sicurezza più importanti in una piscina, dato che riguarda in particolar modo la salubrità dell’acqua.

Questo dispositivo serve a monitorare e regolare il valore del pH dell’acqua della piscina. Il valore del pH corretto è essenziale per la sicurezza di chi fa il bagno, dato che un pH sbilanciato può causare irritazioni alla pelle e agli occhi, oltre a rendere l’acqua della piscina meno igienica.

Si tratta chiaramente di un dispositivo che deve essere installato da parte di un tecnico specializzato e che necessita di manutenzione periodica per verificare che funzioni bene e dunque che avvenga sempre il corretto dosaggio del pH dell’acqua della piscina.

Conclusioni

Appare dunque evidente come la sicurezza in piscina sia una questione di estrema importanza per tutti noi, soprattutto in presenza di bambini, ed in tal senso gli accessori di cui abbiamo parlato in questo articolo sono essenziali per prevenire incidenti di ogni tipo.

Chiaramente è importante scegliere accessori di qualità e affidarne l’installazione ad un tecnico competente, per avere la certezza che funzionino bene e siano in grado di offrire la massima sicurezza per tutti.

Costi energia: in Italia prezzi più alti e famiglie in difficoltà

Emerge dal Rapporto annuale 2023 dell’Istat: l’impatto della crescita dei prezzi dei beni energetici è stato relativamente più pesante per le famiglie con più bassi livelli di spesa. L’inflazione misurata dall’indice Ipca relativa ai beni energetici per le famiglie con i livelli di spesa più bassi è stata infatti superiore di oltre 13 punti a quella registrata per le famiglie con i livelli di spesa più alti (rispettivamente, +60,6% e +47,5%). L’Italia è stata uno dei paesi più colpiti dagli aumenti dei prezzi energetici, in particolare per quanto riguarda l’energia elettrica. Il prezzo per uso domestico, che nel secondo semestre 2020 era più basso di quello di Germania e Spagna, ha subito nell’arco di due anni un incremento così ampio (+72,4%) da diventare il più alto tra le maggiori economie europee.

C’è chi non riesce a riscaldare adeguatamente l’abitazione

In Italia, nel 2022, il 17,6% delle famiglie a rischio di povertà dichiara di non essere in grado di riscaldare adeguatamente l’abitazione, mentre il 10,1% dichiara arretrati nel pagamento delle bollette. Tra le maggiori economie europee solo la Germania mostra un’incidenza più bassa per entrambi gli indicatori. Le famiglie che hanno una spesa energetica troppo elevata unite a quelle il cui reddito scende sotto la soglia di povertà, una volta fatto fronte alle spese energetiche, sono l’8,9% delle famiglie residenti in Italia, e il 27,1% di quelle che ricevono in bolletta i bonus sociali.

Bonus sociali e povertà energetica

I bonus sociali sono stati pensati per mitigare l’impatto sulle famiglie della crescita dei prezzi dei beni energetici.
L’importo medio dei bonus sociali (elettricità e gas insieme) è stimato, nel 2022, a 992 euro per famiglia beneficiaria, e oltre il 90% del valore totale della spesa per i bonus erogati è destinata alle famiglie appartenenti ai primi due quinti di reddito, le più povere. Le famiglie ancora in povertà energetica dopo aver ricevuto il bonus sono il 25,1%. L’effetto del bonus nella riduzione della povertà energetica si attesta, quindi, su 2 punti percentuali.

Transizione ecologica: i costi devono essere distribuiti in modo equo

Nel medio periodo il processo di transizione ecologica è però destinato a modificare radicalmente le fonti e i prezzi dell’energia. Anche in virtù della sperequazione nell’impatto della variazione dei prezzi energetici, “non si può dare per scontato che i costi e i benefici di questo processo siano distribuiti in modo equo tra le diverse fasce di popolazione”, sottolinea l’Istat. E la lotta alla povertà energetica è un aspetto chiave delle recenti strategie di policy della Commissione Europea per favorire una transizione ecologica equa.

Sulle vacanze degli italiani pesano i problemi economici

Dopo il record del 2021, quando il 71% degli italiani era intenzionato a partire per le ferie estive, nel 2022 il dato è sceso al 65% e quest’anno si ferma poco sotto il 62%. In due anni il numero di italiani che andrà in vacanza cala del 10%, e sulla scelta di rinunciare alle ferie estive pesano i problemi economici (16%). Emerge dalla quarta edizione della ricerca sulle vacanze degli italiani condotta da YouTrend per conto di Wonderful Italy, a cui il 69% degli intervistati risponde che sulla scelta di andare in vacanza influisce il rincaro dei prezzi, il 65% indica l’aumento dei tassi di interesse sui mutui e sui prestiti, mentre le preoccupazioni relative al lavoro e ai cambiamenti climatici pesano rispettivamente per il 37% e per il 39%.

Preoccupati per lavoro e inflazione

La fascia di età compresa tra 35-54 anni è più preoccupata per il lavoro rispetto alle fasce under35 e over54, e anche i problemi economici non legati all’inflazione vedono maggiormente coinvolta la fascia anagrafica centrale. Per il 72% delle persone tra 35-54 anni, la situazione finanziaria incide sulla scelta delle vacanze, mentre per gli under 35 il dato si ferma al 65% e per gli over54 al 60%.
Sempre ai vertici delle preferenze, le sistemazioni in albergo e nelle case vacanza, quest’ultime preferite da 1 italiano su 3, al primo posto nella fascia under35, e in forte crescita per gli over54.

Cresce la quota di italiani che sceglie l’estero

Quanto all’estero, nell’estate 2023 continua a crescere la quota di italiani che sceglie l’estero al posto dell’Italia. Nel biennio 2020 e 2021, a causa della crisi pandemica, meno dell’8% degli italiani aveva lasciato i confini nazionali. Nel 2022, la percentuale era salita al 12% e quest’anno segna un ulteriore salto in avanti al 18%. L’estero è in crescita in tutte le fasce di età, ma in particolare nella fascia più senior. Lo scorso anno, solo il 3% degli over55 aveva optato per una vacanza estiva fuori dai confini nazionali, mentre quest’anno la quota è quadruplicata (12%).

Chi resta in Italia torna a preferire le destinazioni più vicine

Come effetto della situazione economica in atto, se nel 2022 il 38% degli intervistati dichiarava di volersi recare in destinazioni a oltre 500 km, quest’anno la quota si ferma al 28%. Crescono molto le destinazioni a media distanza (tra 100 e 250 km) che passano dal 19% al 24%. In termini di destinazione, il mare resta incontrastato al primo posto, ma perde 5 punti rispetto al 2022, passando dal 74% delle preferenze al 69%. A beneficiare di questa contrazione, riferisce Adnkronos, sono tutte le altre tipologie di destinazione. La montagna, che passa dal 13% al 15%, la campagna, dal 2% al 4% e il lago, dall’1% al 3%. Stabili le città d’arte (6%), che hanno conosciuto il massimo della popolarità nel biennio 2020-2021.

INAD, al va la possibilità per i cittadini di registrare un domicilio digitale

Prende vita ufficialmente l’Indice Nazionale dei Domicili Digitali (INAD), che consente ai cittadini di registrare il proprio domicilio digitale sulla piattaforma. Questo domicilio digitale può essere, ad esempio, un indirizzo PEC precedentemente attivato, dove ricevere tutte le comunicazioni ufficiali da parte della Pubblica Amministrazione. Il processo di registrazione è molto semplice: basta accedere al sito dedicato domiciliodigitale.gov.it utilizzando SPID, CIE o CNS e inserire il proprio indirizzo certificato. INAD è il risultato della collaborazione tra AgID (Agenzia per l’Italia Digitale), il Dipartimento per la Trasformazione Digitale della Presidenza del Consiglio e Infocamere, la società delle Camere di Commercio per l’innovazione digitale, responsabile della creazione della piattaforma.

Obiettivo: semplificare le comunicazioni

Il domicilio digitale rappresenta un importante passo in avanti nella semplificazione delle comunicazioni fra cittadino e PA. Insieme alla Piattaforma Notifiche, consentirà un significativo passo avanti nella digitalizzazione del Paese e faciliterà i rapporti tra cittadini, imprese e Pubblica Amministrazione. Attraverso il domicilio digitale, i cittadini, i professionisti e le aziende potranno ricevere in modo semplice e immediato le comunicazioni ufficiali da parte della Pubblica Amministrazione, risparmiando tempo e costi. Il domicilio digitale è l’indirizzo elettronico presso un servizio di posta elettronica certificata, come definito dal Regolamento eIDAS, che ha valore legale per le comunicazioni elettroniche. Possono eleggere il proprio domicilio digitale le persone fisiche maggiorenni, i professionisti che non sono iscritti in ordini o albi professionali ai sensi della legge n. 4/2013 e gli enti di diritto privato non tenuti all’iscrizione nell’INI-PEC.

A partire dal 6 luglio 2023

A partire dal 6 luglio 2023, le Pubbliche Amministrazioni utilizzeranno il domicilio digitale, se presente nell’elenco, per tutte le comunicazioni con valore legale. Da quella data, chiunque potrà consultare liberamente il domicilio digitale di una persona inserendo semplicemente il suo codice fiscale, senza necessità di autenticazione, nell’area pubblica del sito. Sempre dal 6 luglio, le Pubbliche Amministrazioni, i gestori di pubblico servizio e i soggetti privati aventi diritto potranno consultare INAD tramite apposite interfacce dedicate, rese disponibili attraverso la Piattaforma Digitale Nazionale Dati (PDND), già disponibili in ambiente di test.  A partire da quella data, anche i professionisti non iscritti in albi ed elenchi e gli enti di diritto privato non presenti nell’INI-PEC potranno eleggere il proprio domicilio digitale.

Le comunicazioni previste

Con INAD, tutte le comunicazioni della Pubblica Amministrazione con valore legale, come rimborsi fiscali, detrazioni d’imposta, accertamenti, verbali di sanzioni amministrative e altro ancora, verranno inviate direttamente nella casella di posta indicata dal cittadino, che potrà gestire autonomamente il proprio domicilio digitale. Le notifiche arriveranno in tempo reale, senza ritardi o problemi di recapito, consentendo un notevole risparmio derivante dall’utilizzo ridotto della carta e dall’eliminazione dei costi di invio tramite servizi postali. Inoltre, il cittadino avrà accesso immediato alla documentazione, senza la necessità di recarsi fisicamente per ottenerla, mentre la Pubblica Amministrazione avrà un sistema di comunicazione centralizzato più efficiente, automatizzato e sicuro.

La Sanità digitale vale 1,8 miliardi nel 2022, +7% rispetto al 2021

Emerge dalla ricerca dell’Osservatorio Sanità Digitale della School of Management del Politecnico di Milano: in Italia nel 2022 la spesa per la Sanità digitale vale 1,8 miliardi di euro, +7% rispetto al 2021. Inoltre, aumenta la richiesta di nuovi prodotti e servizi basati sul digitale in ambito sanitario. Alcune tecnologie a supporto del paziente a domicilio sono già diffuse, come le app per la salute o i dispositivi indossabili per monitorare i parametri clinici, mentre tecnologie più innovative destano la curiosità dei pazienti. Tra i medici però emerge preoccupazione sul possibile utilizzo inappropriato da parte dei pazienti/cittadini dell’Intelligenza artificiale.
E se rallenta la diffusione del Fascicolo Sanitario Elettronico, la maggior parte delle aziende sanitarie ha intenzione di investire in Cybersecurity, Cartella Clinica Elettronica e nell’integrazione con sistemi regionali o nazionali.

Fascicolo Sanitario Elettronico usato soprattutto in ambito Covid

Dalla rilevazione svolta in collaborazione con Doxa Pharma, emerge che nel 2023 il 35% dei cittadini ha fatto almeno un accesso al FSE (33% nel 2022) e la maggior parte (53%) afferma di averlo usato solo per le funzionalità legate all’emergenza Covid (consultazione del Green Pass, dei certificati vaccinali, ecc.). Anche nell’uso del Fascicolo si riscontra una situazione di stabilità, con il 57% che afferma di averlo utilizzato (54% del 2022), soprattutto per l’accesso a referti e ricette elettroniche.
Tra i servizi più interessanti per il futuro, la possibilità di visualizzare l’andamento dei propri parametri clinici (67%) e consultare informazioni specifiche sulla propria patologia (65%).

Telemedicina: in ripresa Televisite e Telemonitoraggio

La maggior parte dei medici utilizza e-mail e WhatsApp per comunicare con i pazienti. Tuttavia, app o piattaforme di comunicazione dedicate all’uso sanitario sono sempre più considerate un’alternativa valida dai professionisti sanitari (33% medici specialisti, 38% medici di Medicina Generale, 40% infermieri), come emerge dalle rilevazioni svolte in collaborazione con AMD, AME, PKE e SIMFER, FIMMG, e FNOPI. Quanto alla Telemedicina, dopo la flessione riscontrata nel periodo successivo alla pandemia, sta vivendo una nuova ripresa. Il 39% dei medici specialisti e il 41% dei medici di Medicina Generale afferma di aver utilizzato servizi di Televisita, e rispettivamente il 30% e il 39%, ha fatto ricorso al Telemonitoraggio. 

Cartella Clinica Elettronica per anamnesi, Ai per la diagnostica

Lo sviluppo della Cartella Clinica Elettronica si conferma poi una priorità per le strutture sanitarie (75%): il 42% afferma di averne una attiva in tutti i reparti, mentre nel 23% dei casi solo parzialmente, e solo la metà dei medici specialisti la utilizza.
Le funzionalità più diffuse sono anamnesi e inquadramento clinico, e gestione e visualizzazione delle informazioni di riepilogo sul paziente, mentre ancora poco diffuse quelle più avanzate, legate al supporto decisionale. Tra le applicazioni di AI più diffuse, e più utilizzate dai medici specialisti, emergono invece le soluzioni per analizzare immagini e segnali a fini diagnostici o di trattamento.
Considerate come le più promettenti per il futuro (60%), il 29% delle strutture sanitarie ha già avviato le prime sperimentazioni in questa direzione.

Mangiare meglio è mangiare italiano

Cosa significa mangiare bene? Per gli italiani significa scegliere di mangiare ‘tricolore’. Lontani dal conoscere la ricetta’ giusta, anche perché gli italiani sono convinti che esistano soluzioni e idee diverse, adeguate a diverse convinzioni, fasi della vita, ma anche portafogli, uno degli aspetti su cui sembra esserci maggiore convergenza tra i nostri connazionali è quello del scegliere di ‘mangiare locale’, ovvero, italiano. Gli italiani, quindi, come confermano i dati della ricerca Eumetra dal titolo ‘Benessere e Sostenibilità’, sanno che uno degli ingredienti fondamentali dello stare bene risiede nel mangiare meglio, con prodotti di buona qualità. E se il Made in Italy è un valore importante in tanti settori della nostra attività produttiva, dalla moda al design, fino a tante realtà grandi e piccole del settore manifatturiero, questa evidenza incorona gli italiani anche come ‘campioni del buon gusto’.

Più cibo locale meno prodotti etnici o stranieri

Tra i tanti ambiti, uno in cui sicuramente eccelliamo è il settore agroalimentare, e questo gli italiani lo sanno bene. Quando si tratta di sottolineare, arricchire, valorizzare l’italianità di un prodotto o di una filiera, sono tutti d’accordo.Gli ultimi difficili anni sembrano averci resi ancora più consapevoli di questa nostra ricchezza. Tre dati in particolare, provenienti dall’ultima edizione di Benessere e Sostenibilità, permettono di fotografare questo fenomeno. Il primo è la prossimità. Il 56% del campione dichiara di comprare prevalentemente prodotti del proprio territorio, e solo l’11% non lo fa.
Inoltre, il 66% oggi consuma di più prodotti 100% italiani, mentre il 25% a volte sceglie italiano e a volte no, e solo il 9% dichiara di non essere d’accordo. Infine, il 73% sostiene di avere in qualche modo ridotto il consumo di cibi nuovi, stranieri o etnici.

Gli stili alimentari più evoluti scelgono il 100% Made in Italy 

In particolare, l’adesione ai prodotti 100% italiani diventa una sorta di plebiscito negli stili alimentari che lo studio individua come i più interessanti ed evolutivi. È infatti d’accordo il 70% del cosiddetto Stile Armonico e l’83% dello Stile Pioniere, che di tutti gli stili alimentari è il più interessante, perché più progettuale, intelligente, attento, anticipatore delle mode e proteso verso il futuro. A questi, si aggiunge anche il 77% delle Elite Socioculturali, uno degli Stili di Comunicazione rilevati dalla ricerca.

Viva la provenienza sicura, certa e certificata

Sembra decisamente una bella notizia. Mangiare meglio, tra le varie sfumature, significa scegliere alimenti di provenienza sicura, certa, certificata. In una parola, del nostro Paese. E più siamo persone consapevoli, più pensiamo che l’italianità alimentare sia un valore. Le nostre aziende hanno di che rallegrarsi, e indirizzare ai consumatori politiche di marketing adeguate.

Mercato smartphone in calo del 12% nel primo trimestre 2023

È il quinto trimestre consecutivo in calo, l’ennesimo, che per il settore degli smartphone sta diventando la nuova normalità. Secondo i dati della società di analisi Canalys nel primo trimestre 2023 il mercato degli smartphone ha registrato un -12% rispetto allo stesso periodo del 2022. 
Gli analisti confermano che la domanda degli smartphone è ancora debole, specie nel segmento di fascia bassa, di conseguenza le scorte sono state ridotte e la produzione è stata mantenuta a livelli bassi. A trainare il mercato, i modelli con supporto alla connettività 5G e i pieghevoli, segmento che al momento non conosce crisi.

Samsung torna in vetta, ma con il peggior risultato dal 2009

Più in particolare, Samsung riporta un leggero miglioramento, e torna in vetta alla classifica con una quota di mercato del 22% (era al 20% nel trimestre precedente) superando Apple, che scende dal 25 al 21%. Sul terzo gradino del podio Xiaomi, con una quota di mercato dell’11%, seguita da Oppo (10%) e Vivo (8%). Secondo gli ultimi risultati preliminari, però, Samsung si avvia a chiudere il primo trimestre dell’anno con il peggior risultato dal 2009, appesantito dalle perdite generate dalla sua divisione di semiconduttori, mentre secondo i dati della società di analisi Idc, nei primi tre mesi del 2023 Apple ha registrato un calo delle consegne di personal computer del 40,5%, riferisce Ansa.

La domanda resta debole nonostante riduzioni di prezzo e promozioni

“Il declino del mercato degli smartphone nel primo trimestre 2023 rientrava nelle aspettative di tutto il settore – spiega l’analista di Canalys, Sanyam Chaurasia -. Nonostante le riduzioni di prezzo e le forti promozioni da parte dei venditori, la domanda dei consumatori è rimasta debole, in particolare nel segmento di fascia bassa a causa dell’elevata inflazione che ha colpito la fiducia e la spesa. Inoltre, il continuo rallentamento della domanda degli utenti finali ha innescato un’importante ondata di riduzione delle scorte lungo l’intera catena di approvvigionamento, con canali che riducono i livelli di inventario per garantire le operazioni. Per mantenere un basso livello di volume di vendita, i fornitori hanno continuato a utilizzare tecniche di produzione caute, che hanno avuto un impatto negativo a lungo termine sulla catena di fornitura dei componenti”.

Anche per i pc numeri più bassi degli ultimi 10 anni

Una ricerca Counterpoint, inoltre, rivela che nel primo trimestre 2023 le spedizioni globali di pc sono diminuite del 28% su base annua, registrando i numeri trimestrali più bassi degli ultimi 10 anni, escluso il primo trimestre 2020, quando la pandemia ha interrotto la produzione.
Il calo del primo trimestre 2023 è dovuto al continuo ritardo nella ripresa della domanda a causa di una correzione delle scorte. Tuttavia, regna un cauto ottimismo. Counterpoint ritiene che il mercato complessivo dei pc inizierà a riprendersi gradualmente nella seconda metà del secondo trimestre 2023, il che aprirà la strada a uno slancio relativamente più forte nel secondo semestre dell’anno.

Economia circolare e tecnologia ricondizionata: Italia vince in Europa

Stando a quanto emerso dal Rapporto 2022 sull’Economia Circolare in Italia del Circular Economy Network, l’Italia, insieme alla Francia, è il Paese che lo scorso anno ha registrato le migliori performance di circolarità. La percentuale di riciclo di tutti i rifiuti ha raggiunto il 68% (contro la media europea del 35%) e il tasso di uso circolare della materia ha toccato il 21,6% (media europea del 12,8%). Se l’economia circolare è un modello realizzabile per la salvaguardia dell’ambiente, quali sono per gli italiani le pratiche più rilevanti da attuare? Secondo una ricerca condotta da SWG e commissionata da Swappie, soprattutto il riutilizzo dei materiali e il riuso di prodotti, anche tecnologici, già esistenti.

Preoccupa la gestione degli e-waste

L’economia circolare si riferisce a un sistema economico pensato per potersi auto-rigenerare e che attraverso azioni come ricondizionamento, riutilizzo e riciclo punta a estendere il più a lungo possibile il ciclo di vita di materiali e prodotti, riducendo al minimo scarti e rifiuti. Per gli italiani questo modello è applicabile anche nel settore tecnologico: per tre intervistati su quattro i rifiuti elettronici possono essere trasformati in risorse, avere una nuova vita e quindi essere re-inseriti nel mercato.
Ad alimentare questa visione ottimista è anche la preoccupazione per la gestione degli e-waste, diffusa soprattutto tra gli over 40, per i quali questo problema è infatti ancora sottovalutato. Per il 58% degli italiani il ricondizionato è simile al nuovo dal punto di vista del funzionamento, e tra i giovani questa percentuale sale a oltre due terzi. 

Limitare i rifiuti elettronici 

Non sorprende che l’ottimizzazione della gestione dei rifiuti e l’utilizzo di fonti rinnovabili siano al primo posto per gli italiani, considerando gli attuali incrementi della produzione di rifiuti pro-capite e i rincari dell’energia. Le altre due pratiche determinanti per un mondo più sostenibile, soprattutto per i Millennials, sono il riutilizzo dei materiali e il riuso di prodotti già esistenti con un miglioramento delle caratteristiche originarie. Gli intervistati riconoscono inoltre che lo sviluppo del settore del ricondizionato potrebbe avere un impatto positivo nel limitare i rifiuti elettronici (87%) e nell’educare a un modello di economia circolare (86%).

Un modello di sviluppo possibile?

Il 57% degli intervistati da SWG, riporta Adnkronos, ritiene poi che un nuovo modello di sviluppo più sostenibile basato sull’economia circolare sia un percorso attuabile. E di fronte alla definizione dei suoi principi guida l’82% ne riconosce il ruolo potenzialmente determinante per la tutela dell’ambiente. Ma rispetto all’effettiva capacità del ricondizionato, il riciclato e l’usato di diffondersi come modello economico, invece, gli italiani sono più scettici che ottimisti. Il 23% è convinto che il modello di economia circolare avrà una diffusione notevole, mentre il 59% sostiene che l’economia circolare non riuscirà a diffondersi abbastanza per essere efficace.

Cashless, lo scontrino medio scende a 40,4 euro

Aumentano le transazioni, si abbassa invece il totale sullo scontrino. Una tendenza che dimostra che il cashless viene utilizzato anche per lie piccole spese. A confermarlo c’è l’Osservatorio Scontrini Cashless 2023 di SumUp, che ha analizzato i valori degli scontrini medi cashless delle diverse province italiane degli ultimi due anni. I risultati mostrano che nel 2022 i pagamenti senza contanti sono cresciuti in quasi tutto il paese, con valori medi sempre più bassi delle transazioni digitali nelle province del Nord, del Centro e del Mezzogiorno. Lo scontrino medio cashless a livello nazionale è diminuito dell’8%, attestandosi sulla cifra di 40,4 euro. Le città che presentano gli scontrini medi cashless più bassi sono con Cagliari, Bologna e Caltanissetta. Queste tre città sono nell’ordine sul podio della della classifica dei scontrini. La graduatoria delle province con il ticket medio più elevato vede invece ai primi posti Savona, Siena e Grosseto.

Scontrini più bassi in bar e locali 

In generale, i settori in cui gli scontrini digitali sono più bassi sono bar e club (con 14,9 euro di spesa media), tabaccherie e fast food, a indicare un maggiore utilizzo di pagamenti digitali anche per spese minori e in esercizi tradizionalmente associati ai contanti. Questi risultati dimostrano che i consumatori italiani sono sempre più abituati a utilizzare metodi di pagamento alternativi al contante anche per piccoli importi, e gli esercenti sono sempre più disposti a introdurre strumenti digitali per semplificare e velocizzare le operazioni di cassa.

Al sud pagamenti cashless più leggeri

La Top Ten delle province con gli scontrini medi cashless più bassi premia in maggioranza i territori del Sud e Isole, con sole tre province del Centro-Nord del paese. Al di fuori delle prime dieci, le province del Nord con il ticket medio più ridotto sono Genova, Torino e Ferrara.

Un’evoluzione che riguarda tutto il Paese, ma a velocità diverse 

Umberto Zola, Growth Marketing Lead di SumUp, afferma che l’evoluzione dei pagamenti senza contanti riguarda quasi tutte le province, con velocità diverse. La diminuzione dello scontrino medio è uno degli indicatori che meglio rappresenta la crescita del cashless in Italia, perché dimostra che i consumatori sono sempre più abituati a utilizzare metodi di pagamento alternativi al contante anche per piccoli importi, e gli esercenti sono sempre più disposti a introdurre strumenti digitali per semplificare e velocizzare le operazioni di cassa.

I retailer italiani utilizzano il digitale per recuperare efficienza

Il ritorno alla normalità e alla frequentazione dei negozi fisici da parte dei consumatori porta la penetrazione dell’online sul totale Retail a rimanere stabile all’11%. Ma l’aumento dei costi, unitamente alle nuove abitudini dei consumatori, come la possibilità di Smart Working o la ricerca di fluidità nell’utilizzo dei canali, condizionano l’evoluzione dell’infrastruttura commerciale italiana. Al tempo stesso i retailer si concentrano su nuovi formati di negozio, store di prossimità dotati di soluzioni digitali in grado di migliorare l’esperienza transazionale e relazionale del consumatore e supportare l’online. Queste alcune evidenze emerse dall’Osservatorio Innovazione Digitale nel Retail, promosso dalla School of Management del Politecnico di Milano. 

La maturità digitale

Nel 2022 l’investimento in digitale nel Retail non ha subito una battuta d’arresto: l’incidenza di questa spesa sul fatturato rimane stabile rispetto al 2021 e pari al 2,5%. 
Gli interventi messi in atto dai retailer italiani sono legati all’ottimizzazione di alcune attività in negozio. Si investe, ad esempio, in etichette smart, adottate e/o potenziate nel 2022 dal 18% dei top retailer italiani, per gestire in modo dinamico e in tempo reale le variazioni di prezzo e garantire la massima trasparenza al consumatore. E in parallelo, si lavora all’efficientamento delle attività e dei processi lungo la supply chain.

Contenere i costi e contrastare la difficoltà di approvvigionamento

Da un lato, i retailer sfruttano il digitale per contrastare le difficoltà nell’approvvigionamento di beni e materie prime, ed effettuare previsioni più accurate della domanda ottimizzando la gestione dei prodotti lungo la filiera attraverso lo sviluppo e/o il potenziamento di sistemi di demand, inventory e distribution planning (28%). Dall’altro, puntano a contenere i costi delle operations e della logistica per cercare di recuperare marginalità. Il 16% dei retailer adotta o consolida, infatti, i sistemi di incremento delle performance di magazzino e le soluzioni di tracciamento dei prodotti lungo la filiera.
Ma la ripresa del canale fisico impone una revisione degli store non solo dal punto di vista infrastrutturale, ma anche digitale.

L’esperienza del cliente

L’esperienza del cliente viene semplificata e resa più consapevole: i chioschi digitali, implementati dal 28% dei top retailer, favoriscono l’approfondimento della conoscenza dei prodotti, mentre le soluzioni di digital signage (23%) attivano una comunicazione efficace con il cliente.
Particolarmente rilevante anche l’automatizzazione dell’esperienza, grazie a sistemi di self scanning (18%) da app o device dedicati. Un altro cantiere di innovazione riguarda il punto cassa. Il 33% investe in soluzioni di mobile e contactless payment e il 9% in sistemi di self check-out per snellire la fase di pagamento. Inoltre, il 25% dei retailer dichiara di essere al lavoro sull’evoluzione del tradizionale significato della cassa. Non più solo il punto in cui termina l’esperienza d’acquisto, ma un luogo dove erogare servizi a valore aggiunto per il consumatore.